Le città superstar d’America quest’anno hanno perso un po’ del loro splendore. La pandemia e la recessione hanno colpito duramente metropoli come New York e San Francisco. Molti dei quartieri più ricchi di New York hanno visto più della metà dei loro residenti fare i bagagli in cerca di distanziamento sociale. Gli affitti sono crollati. Con la paura a spingere le persone fuori dalla città, ci è sembrato di aver potenzialmente raggiunto la fine di un rinascimento urbano decennale.

Eppure, anche se i danni causati da questa fuga sono diventati evidenti, molti speravano che la pandemia avrebbe portato a un reset urbano. «Qualche anno di fuga potrebbe spazzare via alcuni degli atteggiamenti suburbani e della ricchezza globale che ne hanno prosciugato il sapore», ha scritto l’urbanista Thomas Dyja nel suo nuovo libro su New York. «Meno Karen e affitti più economici sarebbero cose positive». Degentrificare la «città del lusso»: cosa può andare storto?

Tante cose possono andare storte quando le persone fuggono dalle città con la loro ricchezza e il loro ingegno. La degentrificazione non è altro che “decrescita” con un altro nome: la popolazione di una città si riduce e la sua economia vacilla. Questo è ciò che è successo con il declino urbano americano nella metà del secolo scorso e dobbiamo avere paura che succeda anche oggi. 

Scetticismo

Lo scetticismo sullo sviluppo urbano è un fenomeno relativamente recente. Ruth Glass, una sociologa britannica, ha coniato il termine “gentrificazione” nel 1964 come avvertimento per il fatto che «i quartieri operai di Londra erano stati invasi dalle classi medie».

Sulla scia di Karl Marx descriveva l’insediamento della nuova borghesia (gentry) e l’evacuazione del proletariato dai quartieri fino a quando «gli occupanti originari della classe operaia sono stati spostati e l’intero carattere sociale del quartiere è cambiato». Il termine ha preso piede. Nel 1988 i rivoltosi di Tompkins Square Park di New York gridavano che «la gentrificazione è una guerra di classe». Un anno dopo, il film di Spike Lee Fa’ la cosa giusta ha inserito il tema razziale nel discorso sulla gentrificazione.

Ma la maggior parte dei quartieri urbani in America, anche alla fine degli anni Ottanta, non stava sperimentando il tipo di gentrificazione che i manifestanti temevano. Era piuttosto il contrario.

Tutte le principali città americane a eccezione di Los Angeles hanno perso abitanti tra il 1950 e il 1990. I posti di lavoro del settore manifatturiero si sono spostati fuori dai centri urbani negli anni Sessanta e gli abitanti delle città li hanno seguiti. I disordini e l’aumento della criminalità non hanno aiutato: le rapine sono quasi quintuplicate dal 1960 al 1970 nelle città con più di un milione di persone e gli omicidi sono aumentati in modo altrettanto sorprendente. Le entrate fiscali sono defluite con questa marea migratoria e hanno rivelato decenni di cattiva gestione fiscale, di amministrazione inadeguata e di scuole scadenti.

Soltanto verso la fine del Ventesimo secolo, quando i leader della città hanno deciso di affrontare questi mali urbani e incoraggiare la crescita, il termine gentrificazione è diventato qualcosa di più di un insulto da sociologi. Fino ad allora, città come New York, San Francisco e Seattle hanno cavalcato le onde del successo economico e hanno visto diminuire i tassi di criminalità.

Man mano che le città diventavano luoghi migliori in cui vivere, i nuovi residenti tornavano in centro e nelle aree un tempo degradate. I quartieri chic, come Williamsburg a Brooklyn, spesso considerati un modello esemplare della gentrificazione, hanno prosperato in una nuova economia che valorizzava le professioni intellettuali e i relativi consumi.

Si potrebbe pensare che questo sviluppo e questa crescita urbani siano salutati come un trionfo. Non è così. Per i critici, la crescita urbana è solo gentrificazione con un altro nome, e per alcuni teorici della critica della  razza, è un gradino sotto la pulizia etnica. Lo scorso anno a Seattle, i manifestanti hanno chiesto la «degentrificazione di Seattle, a partire dagli affitti calmierati». C’è persino una chiesa a Minneapolis che «predica un vangelo di degentrificazione», descrivendo tale cambiamento demografico come «un’esplosione mortale strutturale». I nuovi migranti sono descritti come intrusi ricchi che soggiogano e cacciano i loro vicini più poveri e le minoranze. Arriva il supermercato Whole Foods ed ecco che il quartiere svanisce.

Opportunità

In realtà la gentrificazione può essere un segno di crescita e di opportunità anche per i cittadini più poveri. Le ricerche di Lance Freeman, professore di Urbanistica alla Columbia, dicono che le famiglie più povere nei quartieri in via di gentrificazione avevano meno probabilità di trasferirsi rispetto ai loro pari in aree non gentrificate, il tutto mentre l’area intorno a loro diventava più diversificata per razza, reddito e istruzione. Secondo la ricerca gli investimenti e la crescita portano nuovi servizi, aumentano il benessere degli attuali residenti e riducono la criminalità.

A quanto pare, nei quartieri che sperimentano la gentrificazione, i proprietari di case diventano più ricchi, gli affittuari hanno più scelte su dove vivere e lavorare, i bambini sono meno soggetti alla povertà e hanno più opportunità.

In effetti, nonostante l’affermazione comune secondo cui le nuove abitazioni comportano un aumento degli affitti e i trasferimenti, la ricerca mostra il contrario: una recente analisi di San Francisco rileva che nei quartieri vicini a nuovi complessi residenziali, il costo delle abitazioni diminuisce del 2 per cento e gli spostamenti diminuiscono del 17 per cento. Ancora un altro studio mostra che la costruzione di alloggi di lusso riduce la domanda di altre unità più convenienti in un quartiere, consentendo ai redditi medio-bassi di rimanere nella loro comunità.

Il vero rischio non è la gentrificazione, ma la degentrificazione, ovvero l’opposto del progresso urbano e il declino dei quartieri un tempo fiorenti.

Degentrificatori

Ci sono tre grandi degentrificatori: l’aumento della criminalità, la mancanza di posti di lavoro, una cattiva amministrazione. E ci sono segnali secondo cui ognuno di questi elementi è presente nelle nostre città oggi.

Forse il più preoccupante dei tre degentrificatori è il recente picco di criminalità. I dati federali preliminari suggeriscono che, nell’ultimo anno, l’America ha registrato il più grande aumento di omicidi in un solo anno nella storia, un aumento almeno del 25 per cento. A Minneapolis gli omicidi sono aumentati del 72 per cento l’anno scorso, a Milwaukee di uno scioccante 95 per cento.

Non sono solo gli omicidi a essere in aumento: molte città americane hanno subìto un’impennata in altre forme di crimine violento lo scorso anno, dalle rapine alle aggressioni. E gli americani hanno chiaramente paura: quasi l’80 per cento afferma che i crimini violenti sono un problema enorme.

Anche la mancanza di lavoro nelle città oggi è un segnale preoccupante di decrescita. Generazioni di americani di ogni provenienza si trasferivano nelle grandi città in cerca di opportunità, ma con meno posti di lavoro nel settore manifatturiero e un costo della vita più elevato, molte città sono diventate un pessimo affare per i lavoratori meno qualificati, e così molti se ne sono andati. Durante la pandemia, anche i lavoratori più giovani e più istruiti hanno lasciato la città. Il fatto che gli americani di tutte le fasce di reddito siano disposti a lasciare i centri urbani è un segno che la decrescita potrebbe essere all’orizzonte.

La cattiva amministrazione, l’ultimo importante degentrificatore, è anch’essa una minaccia crescente per le città. Dal momento che la politica locale è fortemente influenzata da interessi speciali che rappresentano una specie di macchina contro la crescita – dai conservazionisti ai sindacati del settore pubblico agli attivisti “nimby” – i politici spesso impongono restrizioni che ostacolano lo sviluppo economico e la crescita della popolazione.

Vorresti aprire un food truck o costruire un monolocale a pianterreno nel tuo cortile? Preparati a lottare. Vorresti vedere un condominio con appartamenti a buon prezzo nel tuo quartiere? In bocca al lupo a trovare un costruttore disposto a sopportare una battaglia di anni e strati di burocrazia.

E i problemi dell’amministrazione urbana non riguardano solo la limitazione della crescita della popolazione. I politici locali sembrano incapaci o non disposti a risolvere una serie di problemi critici: scuole scadenti, infrastrutture fatiscenti, traffico e trasporti pubblici. Non sarà una sorpresa se molti cittadini decideranno che i costi della vita delle città sono troppo alti e decideranno di andarsene.

Per troppo tempo abbiamo esagerato i costi della gentrificazione e taciuto i pericoli della stagnazione e del declino urbano. «L’opposto della gentrificazione non è un’enclave eccentrica e affascinante che rimane accessibile per sempre», ha scritto Kelefa Sanneh sul New Yorker. «L’opposto della gentrificazione è un calo dei prezzi che riflette la trasformazione di un quartiere un tempo desiderabile in uno che sembra ogni giorno più simile ai bassifondi».

Uscendo dalla pandemia le città americane non possono più dare per scontata la crescita. Dovranno competere per nuovi residenti sia qui che all’estero. Le città dovranno accogliere più sicurezza, più posti di lavoro, più alloggi e più persone. Una città in via di gentrificazione è una città in crescita e la crescita può portare benefici a tutti.

Questo articolo è apparso sulla testata online Persuasion (traduzione di Monica Fava).

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