I riti delle baccanti promettevano di raggiungere uno stadio superiore della conoscenza, rispetto a quella della ragione. Da qui si credeva nascessero la poesia, l’arte, la danza e le profezie. Ma anche la pazzia più grande: quella dell’amore
- Una grotta, una culla, un dio neonato, gruppi di gente selvatica che si raccoglie per celebrare una nascita sacra: una specie di presepe pagano. A festeggiare il dio rinato erano le donne che si raccoglievano lì da tutta la Grecia.
- Delfi, si sa, era la sede dell’oracolo di Apollo, il dio della luce e della poesia; ma accanto a lui si venerava anche il suo bizzarro fratello, Dioniso, il signore della follia, dell’ebbrezza e della danza.
- Solo lasciando libera strada alla follia, proclama il coro, si può esplorare l'estremo confine della mente umana: «Non è saggezza il sapere», osano dire le baccanti.
In una grotta del monte che sovrasta Delfi, il Parnaso, era collocata una culla; la ponevano lì, ogni due anni, le baccanti che salivano in pieno inverno tra quelle rupi e quelle nevi, per celebrare danzando e urlando il culto di Dioniso. Quella culla era di Dioniso bambino, che veniva risvegliato dalle sue seguaci le quali lo invocavano come Dioniso liknìtes, “Dioniso nella culla”. Una grotta, una culla, un dio neonato, gruppi di gente selvatica che si raccoglie per celebrare una nascita sacra:



