- Quello che è strabiliante è, ancora una volta, la formidabile capacità di Carrère nell’instaurare una familiarità profonda con il lettore: Yoga è innanzitutto il racconto cordiale e aperto di un uomo abituato a vivere guardandosi vivere.
- Nell’epoca del selfie, Carrère è, per definizione, lo scrittore che inquadra sé stesso. Come se lui stesso fosse un paesaggio su cui sta avvenendo una battaglia. È la cifra della sua autorialità.
- Ma di cosa parla Yoga? Di meditazione orientale e di depressione, certo. Di dolore e di morte; e della vecchiaia di una generazione, quella nata negli anni Cinquanta, schiacciata fra declino fisico ed egemonia culturale.
In Yoga, l’autopornografia del dolore di Emmanuel Carrère è brama di verità
28 maggio 2021 • 16:00Aggiornato, 28 maggio 2021 • 20:29