Quando un governo italiano non sa più che dire o fare decide che è arrivata l'ora del Sito e del Portale, del Network e della Piattaforma, sempre in ritardo sul resto del mondo, sempre in competizione con giganti, sempre con diciture tipo “Italy, crazy country but beautiful”.
È l'ora di It's Art, come è stata battezzata la “Netflix della cultura” da tempo paventata: sarà felice Netflix, in pratica definita per contrasto il catalogo delle cazzate.
La critica che hanno rivolto tutti è che esiste già RaiPlay, la critica che rivolgo io è che esisteva già Sereno Variabile.
Non solo ponte sullo Stretto: quando un governo italiano non sa più che dire o fare decide che è arrivata l’ora del Sito e del Portale, del Network e della Piattaforma, sempre in ritardo sul resto del mondo, sempre in competizione con giganti, sempre con diciture tipo “Italy, crazy country but beautiful”, come Paolo Sorrentino alla notte degli Oscar.
Il premio Oscar italiano del giorno va al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha svelato ufficialmente il suo nuovo progetto. No, non la Biblioteca dell’Inedito: quello era il 2015, e la splendida idea di raccogliere tutte le opere degli italiani chiuse nei cassetti – all’incirca sessanta milioni, giacché è noto che quanto più uno è analfabeta tanto più è grafomane – è rimasta un incubo. Dunque Franceschini ha annunciato il rilancio del portale VeryBello.it? No, anche lì era il 2015, e quel sito nato per far scoprire ai turisti Expo quant’è crazy ma beautiful il nostro paese morì in culla. Nel 2021 è invece l’ora di It’s Art, come è stata battezzata la “Netflix della cultura” da tempo paventata: sarà felice Netflix, in pratica definita per contrasto il catalogo delle cazzate.
It’s Art è «un palcoscenico virtuale per teatro, musica, danza e ogni forma d’arte. Una piattaforma che attraversa città d’arte e borghi, quinte e musei per celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano». La critica che hanno rivolto tutti è che esiste già RaiPlay, la critica che rivolgo io è che esistono già Linea Verde o gli altri mille programmi nati da Sereno Variabile, chiaramente l’unica cosa che Franceschini abbia mai visto in tv a giudicare dalle note di presentazione. Con un budget di venti milioni – la cifra che Netflix spende in parrucche – ci si chiede cosa possa mai produrre di competitivo It’s Art.
Manca solo Arcuri
E considerando che Netflix produce letteralmente chiunque – da Martin Scorsese a gente di cui abbiamo il numero in rubrica – ci si chiede chi andrà mai a proporre qualcosa a Franceschini.
Forse Domenico Arcuri, incredibilmente non coinvolto in questo ennesimo visionario progetto, ma sicuramente già pronto a celebrarsi nell’unica versione che ci meritiamo di The Crown.
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