Cara Giulia,

non riesco a smettere di pensare al tempo che passa. Mi sembra di aver sprecato gli anni della mia giovinezza, di non aver fatto abbastanza esperienze. Tutti quei momenti da film, con sotto una canzone commovente, io non li ho avuti. Non mi sono mai innamorato davvero, non ho fatto follie, ho viaggiato poco. L’anno prossimo compio 30 anni e l’idea mi deprime, come se arrivasse ufficialmente la fine di qualcosa che però non è mai iniziato. I miei amici dicono che sono esagerato, ma non capiscono come mi sento. È normale sentirsi così alla mia età? O hanno ragione loro?

J.


Caro J.,

sfondi una porta apertissima. Quando leggerai questa risposta avrò 30 anni da un giorno e sarò probabilmente in doposbronza, ma mentre scrivo sono ancora lucida e assillata dal pensiero che ho ancora solo pochi giorni per prendere un treno con lo sconto Young e mi dispiaccio di non averne presi di più in passato.

Capisco bene il tuo malessere. Ho ormai fatto pace con l’idea che le persone si dividono in due gruppi, quelle che si ritrovano piene di rimpianti e quelle tormentate dai rimorsi. Quelle che desiderano e quelle che agiscono. Non so quale delle due valigie sia più pesante da portare, ma chi più chi meno abbiamo tutti a che fare con qualcosa che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto o qualcosa che era meglio risparmiarsi e invece ci siamo andati dentro con tutte le scarpe.

Tutto è normale, niente lo è, ma ti basti sapere che quello che provi è reale e in quanto tale ha un valore. Hai il diritto di sentirti un po’ come cazzo ti pare e sarebbe bello che i tuoi amici potessero fare uno sforzo di comprensione in questo senso. Ma se loro non sono attrezzati, ricordati che la risposta che do più spesso su queste pagine è: psicologo.

Mi hai fatto pensare a un pezzo di La campana di vetro (un libro bellissimo che per qualche motivo gli uomini non leggono e invece dovrebbero). C’è un momento in cui Sylvia Plath descrive la giovane protagonista che, seduta sotto un albero di fico, immagina tutti i rami sopra di lei come direzioni in cui la sua vita potrebbe andare. Si immagina seduta lì per sempre, incapace di scegliere un ramo da cui raccogliere un fico, fino a quando tutti i frutti si raggrinziscono e cadono a terra. È vero che Sylvia Plath non va presa a esempio quando ci si sente un po’ giù, considerato che a poco più di 30 anni mise la testa nel forno, ma c’è una buona lezione in questa scena: a preoccuparsi della mancanza di esperienze a volte si rischia di perdere l’attimo che si sta vivendo. Anche il presente è un’esperienza e tutto quello che possiamo fare è cercare di dominarlo al meglio delle nostre possibilità. Potrebbe non essere molto, ma è qualcosa.

Giulia

Cara Giulia,

sono una madre single e dopo qualche anno dal mio divorzio ho da poco ricominciato a frequentare nuove persone. Da qualche mese esco con un uomo con cui mi trovo molto bene e di cui penso che potrei innamorarmi. È affettuoso e simpatico, non ricordo di aver mai provato un’infatuazione così forte per qualcuno, neanche per il mio ex marito e padre di mio figlio. Credo che con lui potrebbe durare, ogni giorno è una scoperta positiva e mi sembra di essere tornata ragazza. Ho le farfalle nello stomaco quando stiamo insieme, ma abbiamo anche un rapporto molto onesto e diretto. I nostri sentimenti sono chiari e non ci nascondiamo dietro un dito. Vogliamo stare insieme, entrambi siamo sicuri di questo.

Ovviamente, con queste premesse, vorrei presentarlo a mio figlio, che ha 10 anni ed è un bambino sereno e molto aperto. Anche l’uomo che frequento ha detto di essere felice all’idea di stringere un rapporto anche con lui (lui non ha figli, ma sono certa che con i bambini ci sappia fare). L’unico problema è che il mio ex marito, che ho consultato per comunicargli le mie intenzioni, è fortemente contrario. Mi ha fatto una scenata molto aggressiva al telefono e poi di nuovo, anche davanti al bambino. Lo trovo davvero scorretto, anche perché fu lui a lasciarmi e penso di avere il diritto di essere felice con qualcun altro dopo tanto tempo, ma ho paura di rovinare il rapporto civile che abbiamo avuto finora se faccio di testa mia.

M.


Cara M.,

da quello che mi racconta, non posso fare a meno di notare che il rapporto civile è già stato compromesso, e non per colpa sua. “Scenata” e “civiltà” non fanno parte dello stesso universo semantico, direi, il patatrac l’ha fatto il suo ex marito dimenticandosi di essere un uomo e non un primate. Non è bello quando questo succede – soprattutto davanti ai figli – ma purtroppo succede spesso. Sperando di andare verso modelli maschili diversi, un po’ più in contatto con le proprie emozioni, va comunque considerato che questa, a occhio e croce, è la reazione di una persona che ha paura e, come le scimmie appunto, lo manifesta berciando e tirando manciate di feci.

Quello che forse il suo ex direbbe, se riuscisse ad articolare il pensiero senza farsi sopraffare dalla macchia rossa che gli annebbia la vista, è che ha paura di essere sostituito nella vita di vostro figlio. Ha paura che questo nuovo compagno prenderà il suo posto nella quotidianità, che sarà più presente, più bravo, più padre.

Quello che lei può provare a spiegargli è che questa precarietà esiste solo in potenza e solo in relazione al rapporto che lui è stato e sarà in grado di costruire con il figlio. Lo dico da figlia di divorziati che è cresciuta frequentando il padre nei weekend: è la qualità del tempo che fa la differenza. Io alla fine sono morbosamente legata a mio padre perché l’ho sempre avuto accanto anche quando era fisicamente da un’altra parte. È così che si fa, è questo il segreto di Pulcinella. Sia paziente, metta in chiaro che non ha nessuna intenzione di ostacolare la relazione padre-figlio, e gli dica con il tono delicato e accondiscendente di una hostess di volo che è molto difficile estirpare un rapporto con radici profonde. Dipende soprattutto da lui.

Giulia

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