La tavoletta dei destini, undicesimo volume dell’ “opera”, si colloca fuori dal tempo, raccogliendo l’eredità perduta del mito. La narrazione letteraria è lo spazio di ascolto e riconoscimento di quel divino che non trova posto nella società attuale
- Da quasi quarant’anni Roberto Calasso è impegnato nella tessitura di un grande arazzo narrativo, cominciato nel 1983 con La rovina di Kash e attualmente arrivato alla sua undicesima parte con l’uscita, lo scorso ottobre, de La tavoletta dei destini.
- L’undicesimo volume ci porta fuori dallo spazio e dalla storia, collocandoci sulla misteriosa isola di Dilmun. A Dilmun, Utnapishtim vive da tempo immemore; racconterà di uomini e dèi, inganni, vendette e, soprattutto, di tentativi costanti di mantenere l’ordine.
- Vivere fuori dall’Ordine è la condizione ineliminabile degli uomini del nostro tempo, che Calasso ha icasticamente definito l’“innominabile attuale”.