- Alla letteratura si è sempre chiesto di essere “morale”: i classici sono pieni di azioni nobili, solidarietà, eroismo, amicizie esemplari. Il lieto fine è sempre stato gradito ma anche il finale tragico era riscattato con la faccenda della catarsi.
- Quel che oggi mi pare diverso, e mi preoccupa, è la consegna generalizzata di rivolgersi al maggior numero, semplificando ed esteriorizzando i testi.
- Quali sono le aspettative del lettore implicito presupposto da questo tipo di letteratura? Sembra quasi che alcuni temi siano “buoni” per definizione e che, individuati quelli, la forma abbia il solo compito di essere la più trasparente e comunicativa possibile.
Alla letteratura si è sempre chiesto di essere “morale”: i classici sono pieni di azioni nobili, solidarietà, eroismo, amicizie esemplari, fede, altruismo pietoso, amore per i parenti e per la patria, sacrifici, slanci rivoluzionari; il lieto fine è sempre stato gradito ma anche il finale tragico era riscattato con la faccenda della catarsi. Perfino i libri più apertamente edificanti possono essere ottimi: si cita sempre Resurrezione, e Tolstoj era grande pure quando scriveva i sillabari pe



