È il titolo della graphic novel nata dalla collaborazione tra Johnny Mox, musicista trentino, giornalista, podcaster, e l’illustratrice Chiara Fazi, artista visiva romana. Si tratta della prosecuzione dell'esperienza portata avanti da Stregoni, progetto che ha messo insieme canzoni e immigrazione, senza retorica e pietismo. «In un coro riconosci la tua voce ma senti che è più forte e più bella mescolata alle altre: sei te stesso ma sei anche di più»
Koko arriva a Grae, un paese di 3500 anime in mezzo alle montagne, insieme alla madre, che qui ha trovato lavoro come badante. Vengono dal Ghana, Koko insieme al fratello Timo (che non ce la farà) ha attraversato un continente, la prigionia in Libia, il Mediterraneo.
Koko ha un dono: la musica. Sa cantare e sa scriverla, creare universi sonori magici, che catturano tutti. È un inverno freddo, la diffidenza innata di queste genti non aiuta: ma sarà il coro, in cui spicca la voce di Koko, a scaldare i rapporti e a creare condivisione. A dare protezione, quando le cose si metteranno male.
È così che comincia Polifonia, la prima graphic novel di Johnny Mox, musicista trentino che è anche giornalista e autore di podcast, e di Chiara Fazi, illustratrice e artista visiva romana da sempre legata alla musica, autrice di manifesti e copertine di dischi. La collaborazione tra i due autori è nata su stimolo di Ratigher, direttore editoriale di Coconino Press, che ha pensato in particolare di rivolgersi a Mox per l'esperienza portata avanti con Stregoni, un progetto capace di mettere insieme in modo unico i temi della musica e dell'immigrazione, affrontata in modo non pietistico o retorico.
Stregoni è stato infatti uno dei più interessanti esperimenti di integrazione, attraverso la musica, a seguito dell'ondata migratoria che ha portato in Europa milioni di persone dall'Asia e dall'Africa, in particolare attorno al 2015. Grazie ai musicisti italiani Johnny Mox e Above the Tree, ha preso dunque forma una band itinerante, che dal 2016 al 2021 ha girato i centri di accoglienza italiani ed europei: a partire dalle canzoni contenute negli smartphone, con qualche strumento e tanto freestyle, si dava il via a concerti in cui sul palco ci si ritrovava in tantissimi, a improvvisare una musica nuova, piena di energia e influenze davvero da ogni angolo del mondo.
E in Polifonia, «il coro rappresenta uno spazio di incontro vero, un po' come lo era Stregoni», osserva Johnny Mox. «Nel coro riconosci la tua voce ma senti che è più forte e anche più bella mescolata insieme alle altre: sei te stesso ma sei anche qualcos'altro. All'interno del coro le persone sviluppano un linguaggio nuovo, in questo spazio di confronto e di integrazione vera». Il coro, come nella tragedia greca, esprime un punto di vista collettivo, dà una lettura morale di quello che accade.
«Polifonia racconta da un lato le difficoltà di chi accoglie, siamo del resto in un piccolo paese di montagna», riflette Johnny Mox, «però mostra anche le difficoltà di chi viene accolto, di cui non sappiamo ancora abbastanza. Chi arriva in Europa ha una vita precedente, una cultura di riferimento, ha dei fantasmi che lo assillano. C'è sempre anche il tema della nostalgia, espressa in modo così moderno, legata ai telefoni cellulari». Dai racconti di tanti migranti incontrati negli anni restano i particolari, come quando prima della traversata il fratello cuce i soldi dentro al colletto della camicia di Koko, così che possa averli con sé dopo lo sbarco.
Ma c'è molto altro: una comunità che si ribella alle ingiustizie, un cugino metallaro che si ritrova senza più una band, un padre scomparso che ritorna, il tema dell'omosessualità che è al contempo una promessa di meraviglia e una condanna.
L’espressionismo
La grande forza emotiva di questo lavoro è data anche dal tratto marcato, quasi espressionista, di Chiara Fazi. «Ho sempre avuto un legame molto forte con la pittura, die brücke, i fauves, gli espressionisti, ma soprattutto con la gestualità», racconta l'illustratrice. «Anche se ho disegnato in digitale, cerco sempre di ritrovare il rapporto che c'è tra pennello, inchiostro e carta. Nel tempo ha acquisito questo segno molto veloce, che in alcuni tratti può ricordare anche una certa musicalità».
E in un lavoro concepito inizialmente in bianco e nero, è il colore a fare da colonna sonora, elemento che muta in base a quello che accade, cambiando completamente il mood della pagina. Mentre quando è la musica a irrompere, gli oggetti lievitano, le persone che cantano vengono sollevate da terra, tutto si muove in sospensione.
Per mesi i due autori si sono scambiati references visive e ambientazioni. Grae è un paesino immaginario ispirato dal Trentino e dall'Abruzzo, frequentato da Chiara Fazi. Mentre il volto di Koko è ispirato dal viso del musicista Prince, riscoperto in un vecchio video, quando a 11 anni esprimeva sostegno alla protesta degli insegnanti delle scuole pubbliche della sua Minneapolis.
Il duo è già al lavoro su una nuova graphic novel, in cui il tema portante sarà il dono. Nel frattempo, in alcune delle presentazioni, Polifonia assumerà una nuova forma anche dal vivo: Chiara Fazi illustrerà i volti dei participanti, inserendoli nelle tavole della graphic novel, mentre Johnny Mox ne campionerà le voci, integrandole nel suo set per voce e loop station. Chi assisterà agli incontri, diventerà di fatto parte del coro, che si rinnoverà a ogni appuntamento, riscoprendo dunque una dimensione collettiva.
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