Cultura

L’Alligatore dal Western Padano all’Hard Boiled psicologico

Daniele Vicari è il regista, assieme a Emanuele Scaringi, della serie L’Alligatore, uscita in anteprima su RaiPlay e da ieri sera su Rai2.\\u00A0Illustrazione di Dario Campagna
Daniele Vicari è il regista, assieme a Emanuele Scaringi, della serie L’Alligatore, uscita in anteprima su RaiPlay e da ieri sera su Rai2. Illustrazione di Dario Campagna

Il blues è la chiave per portare sullo schermo il mondo di Carlotto e l’atmosfera della laguna veneta, la nostra Louisiana. Il percorso di ri-ambientazione dei romanzi trasforma l’ex militante politico degli anni Settanta in un blogger ambientalista

  • Una cosa è certa, la saga dell’Alligatore di Carlotto attraversa tutti i generi, dal Western all’Hard Boiled. Nel regista che deve farne un film questa ricchezza può suscitare un certo panico, perché la trasposizione cinematografica è molto complessa, ma allo stesso tempo affascinante.
  • Dovendo individuare una chiave di lettura, ho scelto un elemento che mi permettesse di tenere insieme tutte queste caratteristiche, il blues.
  • È stato fondamentale avere Carlotto al nostro fianco, perché abbiamo fatto dei cambiamenti radicali rispetto ai suoi libri, mantenendone lo spirito e ri-ambientando la vicenda ai nostri giorni.

Quando ho letto la prima volta L’Alligatore di Massimo Carlotto, ho avuto la netta sensazione che dietro ogni pagina si nascondesse un mistero, qualcosa da scoprire, da indovinare. Soprattutto da ogni pagina vedevo saltar fuori i fantasmi di personaggi che leggendo ho incontrato nella mia vita di lettore sconclusionato. Per esempio Nik Charles, uno dei detective di Hammet che già dalle prime pagine de L’uomo ombra te lo trovi lì appoggiato al bancone di un bar nella cinquantaduesima strada che a

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