biopic allo specchio

L’ambiguo santino di Elvis e il diavolo di Jerry Lee Lewis

 

  • I brand purtroppo muoiono di vecchiaia, come gli esseri umani. La società che gestisce l’impero Presley, la Authentic Brands Group, aveva valutato l’ipotesi di promuovere un tour con l’ologramma di Elvis.
  • Ipotesi tramontata, per fortuna, a velocità record. Graceland, gestita come una redditizia Disneyland a tema (chi scrive ci è andata in pellegrinaggio un paio di volte, con immenso diletto) può contare sui tour-evento in occasione degli anniversari.
  • Jerry Lee Lewis è l’anti Elvis. Oggi sarebbe strame sotto i talloni di #MeToo, un pedofilo da gogna mediatica. Ma anche nel remoto 1958 il matrimonio a 33 anni con la cugina Myra Gale Brown, che di anni ne aveva 13, gli bruciò la carriera.

 

Il fan-tipo di Elvis è proletario. È storicamente proletario. Quando a Graceland hanno provato a vendere a 100 dollari e più t-shirt firmate Dolce&Gabbana hanno rischiato l’insurrezione. L’idea era quella di trasformare il business dei souvenir in un marchio di lusso, riducendo la paccottiglia da merchandising trash e puntando su un mercato più redditizio. Perché gli introiti legati al patrimonio ereditario di The King da un pezzo si vanno assottigliando. È un asset in declino. Il punto è ch

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