Quando scriviamo un post che diventa virale, e inizia a circolare follemente per i social, ci ritroviamo sommersi dai commenti. Le persone, oggi, vogliono dire la loro. Del resto, noi stessi abbiamo detto la nostra, scrivendo il post, e siamo colpevoli tanto quanto quelli che commentano. Se una colpa esiste. L’essere umano, in fondo, è un chiacchierone torrenziale. Vuole il dibattito. «Sì, il dibattito sì!». Con buona pace di Nanni Moretti.

Il dibattito è bello, ma bisogna riconoscere che queste discussioni social (anche quando l’argomento è importante, politico) divorano le giornate e ti lasciano con la sensazione di zucchero filato nel cervello. Se vuoi rispondere alle reazioni, puoi sacrificare pezzi interi della tua esistenza allo scopo. Ne vale la pena? La vita è breve, moriamo. Non possiamo usare meglio le nostre energie? Queste parole scritte a vuoto, se siamo onesti, non sono vera lotta.

Quello che faccio quando mi trovo in certe situazioni è silenziare il post (su Twitter è possibile): premere il tasto “muto”, così da non ricevere più le notifiche. Il post continua a girare, la tempesta va avanti, ma io ho chiuso le finestre. E la sensazione che provo quando chiudo le finestre è piacevole. Primo perché davvero cade il silenzio: non senti che pace? Secondo perché il mio messaggio controverso continua a esistere, resta là fuori a difendersi da solo, come un figlio che lasci il nido e si arrangi: vai, post divisivo, vai e crea polarizzazione. Procacciami gli odiatori. Rendimi un utente famoso e problematico.

Le battaglie giuste

Facendo un discorso più serio, o almeno provandoci, l’altro giorno riflettevo su quel principio fondamentale dell’esistenza che è “scegliere le proprie battaglie”. Un’idea che, come noto, percorre il pensiero di Sun Tzu (lo so, roba da yuppie anni Ottanta, Wall Street e così via). Ma il discorso può andare oltre. In un’epoca litigiosa, l’arte di scegliere le battaglie assume un’importanza singolare.

Anni fa una psicologa alla quale chiedevo come far cambiare idea a una persona molto anziana mi rispose che era una cosa difficile da fare. Anche se la persona è in perfette condizioni intellettuali. Quando raggiungiamo un’età molto avanzata, tutti ci attacchiamo ai nostri princìpi. Far cambiare idea richiederebbe troppo sforzo e tempo.

Ecco, il concetto mi sembra possa essere applicato, in certi casi, al di là dell’età. Alcuni hanno posizioni granitiche, lo si vede da come parlano. Esempio “a caso”: un uomo che dica la sua sull’aborto, affermando che le donne che vogliono scegliere cosa è meglio per il proprio corpo sono delle streghe femministe gattare, non è una persona con la quale vale la pena cercare il dialogo. Non perché non sia possibile magari scalfire qualcosa, ma perché non è un buon uso del proprio tempo. Esiste un’efficienza, diciamo, nelle lotte. Anche in quelle politiche.

L’arte di selezionare le battaglie è cruciale per mantenere l’armonia interiore, certo, ma anche quella sociale: discutere di tutto senza sosta fa precipitare qualsiasi comunità in un burrone di prostrazione dal quale non può che nascere la violenza, se non altro perché la violenza dà la sensazione di fare qualcosa di concreto.

Valutare con freddezza

Non tutti i battibecchi meritano di trovare un vincitore, dunque, ma c’è dell’altro: non tutti gli ostacoli richiedono la nostra attenzione immediata. Vivere significa imparare a valutare in maniera un po’ fredda le conseguenze di un impedimento, senza che tutto diventi fonte di ansia. In un mondo pieno di distrazioni, impariamo almeno a ripartire la nostra ansia con giudizio.

Nelle dinamiche interpersonali, scegliere le battaglie aiuta a preservare le relazioni. Se polemizzare con gli stupidi è una perdita di tempo, polemizzare con persone che stimiamo è interessante, ma non sempre.

Non tutte le differenze di opinione richiedono un’escalation. Le persone intelligenti si meritano la nostra diplomazia. Il nostro passo indietro. E piantiamola di gridare «Mi ha deluso, non lo seguirò più!» quando un personaggio che amiamo dice una cosa dissonante. È un atteggiamento infantile.

Nel mondo delle attività professionali, la capacità di distinguere il futile dal rilevante è fondamentale. I leader capaci di scegliere le battaglie evitano guai reputazionali derivanti da un linguaggio sgradevole e improduttivo. Quando ci sono in ballo i soldi, certe cose sono prese sul serio.

Infine, inseguire ogni conflitto porta all’esaurimento nervoso. Del resto questa è un’epoca che genera gli esauriti. Per questo vi dico, dal basso della mia inesistente saggezza: silenziate, spegnete, chiudete. Scegliete, e siate forti quando importa veramente.

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