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Le Carré era un letterato che indagava le anime, non uno scrittore di spy story

LaPresse
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«Definire le Carré un autore di spionaggio è come dire che Conrad è uno scrittore di avventure marinare», diceva un editor dello scrittore morto domenica a 89 anni. Raccontava di talpe e intrighi, ma il suo vero soggetto era il chiaroscuro della condizione umana: pochi hanno saputo rappresentarla come le sue spie stanche, deluse e malinconiche

  • John le Carré, un gigante della letteratura inglese del Novecento, è morto sabato 12 dicembre. Aveva 89 anni: si è spento per complicazioni polmonari non legate al Covid-19.

  • Nel 1961 pubblica il suo primo romanzo, Chiamata per il morto: ma prima di darlo alle stampe i suoi superiori gli dissero che doveva usare uno pseudonimo. Si farà ispirare dall’insegna di una sartoria a Bonn, e da quel giorno le Carré diventerà sinonimo di romanzo di spionaggio.

  • Quello che le Carré ha saputo raccontare meglio di tutti è la distanza tra la retorica delle ideologie e le scelte di chi era incaricato di difenderle.

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