analisi del sommo poeta

Le parolacce che ho imparato leggendo la Divina Commedia

  • Federico Sanguineti - professore ordinario di filologia italiana all’Università di Salerno – ha scritto un libro breve, raffinato, controcorrente: Le parolacce di Dante Alighieri (Tempesta Editore, prefazione di Moni Ovadia), in cui si spiega e si motiva la portata “sovversiva” di Dante.
  • «Nel caso di Dante – spiega – si tratta di un’operazione morale e politica. E il realismo di Dante è nel fatto di associare certe forme a certe classi sociali. Dante usa le parolacce per lo più nell’Inferno, e l’inferno è il regno della borghesia».
  • Bisogna «Leggere Dante, senza più stereotipi scolastici, imposti dalla classe dominante. Non più come risposta bella e pronta, antologicamente fatto a pezzi o per il tormentone dello studio o per crocette dentro un questionario. Ma per il gusto e il piacere di leggerlo».

«Quando da bambino provai ad aprire per la prima volta la Commedia mi trovai di fronte a versi come “Il tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia”. Mi divertii molto. A quell’età, che corrisponde a una certa fase dello sviluppo psicologico secondo Freud, sentir parlare di “merda” era divertente. Non solo. Mi permetteva di prendermi una serie di “sfizi” di fronte ai genitori, ai maestri di scuola che mi imponevano un certo linguaggio, e allo stesso tempo erano prontissimi a dire che Dan

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