uscendo dal covid

Le parole dei bambini guardano molto oltre la fine della pandemia

I ragazzi di oggi rivendicano un’emancipazione universale che liberi i grandi dalla catena dei pregiudizi. Fanno parte di una generazione che ha diritto di prelazione sul futuro e che è consapevole del suo compito

 

  • Durante il tempo sospeso della pandemia la scrittrice Daniela Palumbo (Vogliamo la luna, edizioni Il battello a vapore) ha chiesto alle menti giovanili di una generazione incomprensibile e misteriosa di immaginare il mondo dei grandi quando saranno grandi e di farlo in compagnia di una parola.
  • I ragazzi hanno risposto all’appello con allegria e impegno scrivendo poesie, riflessioni, diari, discorsi immaginari e lettere a un amico.
  • Non mancano le critiche alla società dei grandi, alle ingiustizie così banali ed evidenti ma anche così difficili da estirpare. È una generazione, quella che esce dalla lettura di questo libro, che ha diritto di prelazione sul futuro e che sembra consapevole del proprio compito. Senza generalizzare.

Il catalogo dei sogni e delle parole che vorresti portare nel futuro abita in una città immaginaria, simile a quella invisibile di Calvino chiamata Moriana, costruita in prospettiva, in un dritto e in un rovescio, come in un foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi né guardarsi. Eppure quel catalogo, architettato dai sogni di centoquaranta ragazze e ragazzi di tutta Italia tra gli undici e i diciotto anni, prova a mescolare oltre cento parole, le “stacca” da

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