- La pubblicità non sembra essersi accorta che il mondo è cambiato. Il digitale ha reso lo spettatore un altro tipo di soggetto rispetto ai tempi di Carosello, ma sembra che di questo non vi sia contezza.
- In questi mesi di pandemia abbiamo assistito e siamo ancora immersi nella più tragica sdolcinatura collettiva che si ricordi: la quasi totalità delle marche parte dal Covid per sottolineare quanto loro stiano pensando a te.
- Il linguaggio pubblicitario ai tempi del digitale non ha fatto nemmeno mezzo passo avanti verso una salvezza semantica accettabile, anzi, se possibile, col Covid è tornato indietro.
Le pubblicità sono il festival dell’ovvio con gli stessi slogan “da sempre”
22 dicembre 2020 • 20:12