E se quella degli influencer fosse “vera letteratura”? E se ci stessimo perdendo del materiale letterario degno di nota? Se, basandoci unicamente sulla provenienza professionale dei nomi in copertina, stessimo smarrendo la portata quantomeno interessante di alcuni libri?
Ci sono figure provenienti dall’establishment televisivo e radiofonico mainstream che hanno dimostrato di essere capaci di confrontarsi con la misura letteraria in modo sorprendente.
Anche dal mondo dei social possono provenire episodi di buona scrittura – specialmente se letti superando il bias cognitivo che ci fa appiattire le valutazioni di un’opera abbrancandosi allo statuto dell’autrice o dell’autore.
E se quella degli influencer fosse “vera letteratura”? È inutile negarlo: le operazioni “libroidi” in Italia sono tante e spesso toccano i margini dell’indecenza. Si parla di iniziative editoriali dove a fare da padrona è solo la firma di una delle varie personalità provenienti dal mondo mass-mediatico in qualsiasi sua accezione – star della tv, comici da prima serata, influencer di vario tipo, youTuber, e così via. Il contenuto effettivo, invece, è perlopiù una questione tralasciabile. Il “lib



