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Siamo onesti: ci sono cose più grandi della letteratura

  • Ci sono due libri “onesti” che ho letto di recente: Tuamore di Crocifisso Dentello e Mordi e fuggi di Alessandro Bertante.
  • A parte il titolo (mot-valise tra “tumore” e “tuo amore”), inutilmente sofisticato anche se nato da un lessico famigliare esorcizzante, il resto del libro di Dentello è la semplice, toccante testimonianza di un figlio che accompagna alla morte la madre amatissima.
  • Il titolo del libro di Bertante, Mordi e fuggi, riprende uno slogan che le Brigate rosse scrissero in un cartello messo al collo di Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens che fu il loro primo sequestrato. La storia si concentra sul periodo cruciale di incubazione della lotta armata in Italia, a Milano tra il 1969 e il 1972.

In un saggio pubblicato sulla rivista “La voce” e intitolato Ciò che resta da fare ai poeti l’allora men che trentenne Umberto Saba sosteneva che «ai poeti resta da fare la poesia onesta». Ce l’aveva con D’Annunzio contrapposto a Manzoni (il primo «si ubriaca per aumentarsi», il secondo è «il più astemio e sobrio dei poeti italiani»); ma la formula, negli anni Trenta e Quaranta, si adattò anche contro un ermetismo a volte fumoso ed esibito, tra oscurità ben calcolate e improbabili angelicamenti

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