Passati i laghetti artificiali, costeggiando la biblioteca e il teatro, che è sempre chiuso di lunedì sera, si prende un vialetto che si inoltra nel parco. Non c'è nessuno a giocare sui tavolini da ping pong alla nostra sinistra. Un ragazzo si sta ancora allenando sugli attrezzi pubblici, anche se ormai è buio da un po'. Una donna passeggia tranquilla con il suo grosso cane, diretta verso uno dei molti edifici residenziali che circondano il grande spazio verde. I lampioni sono spenti, si vede poco.

Ci sono altre persone che stanno andando nella stessa direzione. Deviando verso destra, davanti agli occhi prendono forma le «piramidi», le ampie gradinate grigie che si stanno riempiendo di ragazze e ragazzi, che si preparano alla serata.

Nello spiazzo stretto in mezzo ai blocchi di cemento, si forma un cerchio, in quattro o cinque improvvisano frasi e rime: fanno freestyle, è come se stessero rappando senza musica, provocandosi a vicenda e rispondendosi. È il riscaldamento, per quella che sarà la sfida della sera.

Allenarsi per le battles

Si chiama cypher, ed è un ritrovo tra appassionati e curiosi, in cui una competizione a suon di rime diventa un'occasione per stare insieme. Per allenarsi, in preparazione alle prossime battles. Siamo a Mestre, ma potremmo trovarci in piazza San Francesco a Bologna o a San Babila a Milano, che grazie al Muretto è diventata uno dei punti di riferimento del rinato movimento freestyle in Italia.

Foto Giulia Rebecca Nappi

Comincia a piovere. Tutti insieme ci si incammina verso il grande piazzale di ingresso del parco, dove ci si può riparare sotto l'ampio porticato davanti al teatro. Qualcuno, salendo dalle grate alle finestre, si arrampica sull'alta architrave, si siede con le gambe nel vuoto, e da qui osserva sorridendo l'arena, con una lattina di birra in mano e lo smartphone puntato nell'altra.

Causma si mette al centro dello spazio, attira l'attenzione dei pubblico che abbassa la voce, si prepara alla battaglia. Poche regole: ci si affronta uno contro uno oppure a coppie, sul ritmo di una base musicale uno alla volta può dire quello che vuole, in totale libertà, l'altro poi risponde. Alla fine si vota per alzata di mano: chi convince di più il pubblico, per efficacia dei versi, per capacità ritmica, a volte anche solo perché qualcuno fa davvero ridere, passa il turno.

C'è anche un giurato, diverso ogni settimana, a completare i voti del pubblico: questa sera è Panda, uno degli iniziatori di questo cypher. La gara continua per tutta la serata, fino a che verrà deciso il vincitore, il faraone di questo lunedì. «È tutto chiaro?», chiede Causma. Alza la mano, tutti in coro scandiscono: «Tre, due, uno, Piramidi!».

Parte la gara. «Di solito a teatro si recita, mi sembra che tu sia qui solo per coprirti di ridicolo», attacca il primo sfidante. «Tu sei sempre il cosplay del rapper scarso», è la risposta, e più flow e arte dell'insulto si combinano, più i presenti applaudono, ridono, si esaltano.

Freestyle e scena rap sono due cose ben distinte

Un ragazzo alto, dinoccolato, esordisce così: «Io vengo da Chiuppano e te lo metto nel chiulo». Ora, da Chiuppano a Mestre sono 90 chilometri, ci vuole quasi un'ora di strada. Agli appuntamenti del lunedì, arrivano ovviamente moltissimi local, ma anche una buona componente di contendenti da Vicenza, da Padova, da Pordenone, organizzando macchinate per venire a partecipare e ad assistere a questi scontri a suon di rime. Il martedì invece ci si ritrova a Padova, sotto l'edificio ribattezzato «fungo» nel quartiere della Stanga, mentre il mercoledì l'appuntamento è a Vicenza. Una volta ogni tanto si organizza una battle tra le tre province, in qualche club o centro sociale, dove si affrontano i principali vincitori di queste serate cypher infrasettimanale.

Pur essendo legate alla stessa cultura hip hop, freestyle e scena rap sono due cose ben distinte. Non tutti i freestylers fanno anche musica, così come chi scrive brani propri non è detto che sappia improvvisare in una sfida del genere. «Il freestyle è molto più divertente e immediato», spiega Causma, poco prima che cominci il suo lavoro di master of ceremonies. La grande facilità nell'organizzare sfide di questo tipo, la voglia di trovarsi fuori per un'intera generazione rimasta a chiusa in casa quasi due anni a causa della pandemia, sta facendo esplodere la scena freestyle, da Torino ad Ancona, da Napoli a Roma.

Le sfide del lunedì

«All'inizio qui eravamo in sei, con dieci persone a guardare», continua Causma. Oggi, ogni lunedì sera, si sfidano in dieci, venti partecipanti, e arrivano a curiosare anche 150, 200 persone. Ci si iscrive fino a poche ore prima della gara sulla dinamicissima pagina Instagram, oppure sul gruppo whatsapp che ha 160 membri, usato per aggiornare pubblico e partecipanti sulle sfide successive.

Foto Giulia Rebecca Nappi

Panda ha un suo progetto musicale, lo Zoo di Venezia, un trio rap con cui fa concerti e pubblica dischi, l'ultimo uscito lo scorso maggio. «Ho scoperto il freestyle guardano i video delle battles da Youtube. Mi sono reso conto però che a livello di aggregazione, eventi, movimento, non c'era proprio niente», racconta. Da lì l'idea di creare dei momenti di ritrovo, a Campo Santa Margherita a Venezia, poi nei due parchi principali di Mestre, San Giuliano e Bissuola. E poi l'intuizione di un primo contest, la Ghesboro Battle, fin dal nome legatissimo alla città ma a cui si sono presentati concorrenti fin dalla Puglia. «Il nostro obiettivo principale è fare socialità, divertirci», continua Panda, «ma anche di contribuire a creare la scena di nuovi rapper», che qui possono formarsi ed emergere.

La maggior parte dei partecipanti sono ventenni, ma ci sono anche molti giovanissimi, spesso minorenni, che partecipano alla sfida, come l'esilarante Santalvise e la determinatissima La Lia. Questa sera è tra le poche ragazze in mezzo ai fiòi, e questa è una vecchia storia che riguarda purtroppo ogni ambito nel mondo della musica.

«Non credo che le donne abbiano abbastanza spazio nel mondo del freestyle, o che sia un mondo che accoglie le donne e le spinge, soprattutto», riflette Giulia, che fa su e giù dalla Lombardia a Venezia e ha cominciato a fotografare i cypher a Milano e Monza. «A fare freestyle ci possono andare tutte e tutti, ma nella pratica siamo meno considerate, forse perché atipiche, quindi una donna che spacca si fa più fatica a notarla rispetto a un ragazzo mediocre, serve essere estremamente brave. Come Piramidi vogliamo creare un ritrovo di freestyle di cui le donne siano parte integralmente. Lasciamo un grande spazio al buttarsi, all'improvvisazione, anche al ridicolizzarsi, senza dire che le donne non possono essere insultate, o che non reggono il freestyle. Se scelgono di volerlo fare, noi siamo i primi a spingerle».

«Per Jack: rispondiamo con la cultura»

Nella accogliente comunità delle Piramidi, c'è stato anche Jack, Giacomo Gobbato, appassionatissimo di musica: si vedeva spesso a queste serate. Morirà un venerdì notte di settembre, accoltellato nel centro di Mestre perché intervenuto a difendere una donna da un rapinatore. Su un muro dei blocchi in cemento, qualche giorno dopo, comparirà una scritta, «Per Jack: rispondiamo con la cultura! Facciamo vivere le strade, con musica e socialità».

Qualcuno raccoglie uno smartphone da terra, lo porta a Causma. «Chi ha perso il telefono?», chiede a voce alta. «I vicentini, di sicuro», commenta qualcuno tra le risate. È il momento della finale: Tweak, in felpa e cappellino rovesciato sfida Cns, ventenne che ha cominciato a fare freestyle proprio alle Piramidi, crescendo sera dopo sera. Causma alza il suo braccio: ha vinto, è lui il faraone di questa sera. Solo fino al prossimo lunedì.

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