- Esauriti, tra aprile e maggio, i programmi già pronti (col famoso avviso “registrato prima del Dpcm” eccetera), i maghi del palinsesto hanno dovuto porsi di fronte al dilemma: dimenticarsi del Covid o spettacolarizzarlo?
- Gli occhi e l’attenzione di noi spettatori da casa sono cambiati: quando sullo schermo due persone si avvicinano, o si danno la mano, scatta spontanea la domanda «perché quelli possono toccarsi?».
- Pure la tivù ci dice che non usciremo da questa pandemia né peggiori né migliori ma uguali; a meno che davvero non siamo entrati nel ‘pandemiocene’ e i virus diventino ricorrenti, nel qual caso mutare sarà obbligatorio.
La tele-visione è visione da lontano, il mondo e il divertimento ti entrano in casa senza che tu debba spostarti dal salotto, dunque perfetto in tempi di lockdown totale o parziale. Ma allora che cos’è questo sottile malessere che ci prende se guardiamo un po’ a lungo i programmi di intrattenimento televisivi? I varietà, i talent, lo sport, gli speciali di teatro e di musica? Esauriti, tra aprile e maggio, i programmi già pronti (col famoso avviso “registrato prima del Dpcm” eccetera), i maghi d



