Ci sono zone in Italia nelle quali non puoi sbagliare il nome della farinata. È tassativo. A Livorno, ad esempio, si chiama “torta” e in mezzo a due fette di pane diventa il famoso “5e5”. Il nome deriva dall’usanza, in tempi di guerra, di acquistare al panificio 5 lire di pane e 5 lire di torta, andando così a formare una combinazione storica, amata per la sua semplicità e per il conforto che offriva in periodi difficili. Ancora oggi è possibile assaporarlo nelle antiche friggitorie della città, spesso accompagnato da un bicchiere di spuma, un’altra tradizione che si è mantenuta viva nel tempo.

Se ci si sposta di qualche chilometro, a Pisa, la torta diventa “cecina”, mentre nel piemontese, più precisamente nel Monferrato e nelle zone di Alessandria, la farinata è chiamata “belécauda”, in italiano “bella calda”. Questa preparazione a base di farina di ceci, acqua, olio d'oliva e sale, cotta al forno in teglie larghe e basse, è molto consumata anche in Sardegna, dove diventa “fainè” ed è spesso accompagnata da cipolle e salsiccia.

Oltreconfine 

Ma la farinata è soprattutto uno dei simboli della tradizione gastronomica ligure, dov’è considerata molto più di una semplice pietanza. Questa deliziosa focaccia ha una storia affascinante che attraversa i secoli e i continenti, raccontando di popoli, guerre e migrazioni. È nata lungo le coste della Liguria, dove i genovesi, sempre abili nel massimizzare le risorse disponibili, la crearono come un piatto semplice ma nutriente. La leggenda narra che la farinata sia arrivata quasi per caso, dopo che un carico di farina di ceci si bagnò accidentalmente durante una tempesta. I marinai decisero di asciugarla al sole, mescolandola con acqua e olio, creando così una ricetta che sarebbe diventata un pilastro della cucina ligure, dove ancora oggi viene consumata calda, spesso con una spolverata di pepe nero, e rappresenta un elemento imprescindibile della cultura culinaria locale. La sua influenza, però, si è estesa ben oltre i confini liguri e italiani.

In Liguria, la farinata non è solo cibo: è un simbolo di identità. Ogni città della regione ha la sua variante, con piccoli aggiustamenti che riflettono le preferenze locali. A Savona, ad esempio, è comune aggiungere un pizzico di rosmarino alla pastella, mentre a Genova si punta su una versione più semplice, che esalta il sapore degli ingredienti base. In alcune zone, la focaccia di farina di ceci viene addirittura celebrata con sagre e festival, momenti in cui la comunità si riunisce per condividere il piacere di una tradizione antica.

Ciò che molti non sanno, però, è che la farinata ha varcato l’Oceano Atlantico insieme ai genovesi che emigrarono in Sud America tra il XIX e il XX secolo. In Argentina, in particolare, è diventata una vera e propria istituzione, conosciuta come “fainà”. I genovesi portarono con loro questa preparazione economica e sostanziosa, che ben si adattava alle esigenze delle comunità di immigrati.

Lo sbarco

La fainà è oggi così radicata nella cultura gastronomica argentina che le è stata dedicata una giornata nazionale: "El día del fainà". Questo evento celebra l’influenza della cucina italiana in Argentina e l’eredità lasciata dai genovesi. Durante El día del fainà pizzerie e ristoranti offrono promozioni speciali, e non è raro vedere competizioni per la preparazione della miglior farinata argentina.

Del resto, la storia di questa preparazione è costellata di aneddoti che testimoniano la sua capacità di adattarsi e prosperare in contesti diversi. I genovesi che si stabilirono in Sud America trovarono nel fainà un modo per mantenere viva la connessione con la loro terra d’origine, mentre offrivano un alimento economico e nutriente alle loro comunità. Le loro storie raccontano di forni improvvisati, di ingredienti adattati alle risorse locali e di come un piatto così semplice sia diventato un simbolo di identità culturale.

Un esempio particolarmente interessante arriva da Montevideo, in Uruguay, dove la fainà è spesso servita con una salsa piccante a base di peperoncino e olio. Questa variante, pur mantenendo la base tradizionale, mostra come la farinata sia stata reinterpretata in base ai gusti locali. Allo stesso modo, in Brasile, la farinata è stata adattata in versioni dolci, una trasformazione che testimonia la sua incredibile versatilità.

Sia in Liguria che nel resto del mondo, la farinata continua a essere amata per la sua semplicità e versatilità. La sua ricetta, rimasta praticamente invariata nel tempo, è un esempio di come la tradizione possa sopravvivere e prosperare, anche in un contesto globalizzato. Che sia consumata nelle friggitorie di Savona, nelle strade di Livorno o nelle pizzerie di Buenos Aires, la farinata rimane un ponte tra culture e un simbolo di resistenza gastronomica.

Conoscere la storia della farinata significa comprendere l’importanza del cibo come veicolo di memoria e identità, un filo che collega generazioni e continenti attraverso il sapore autentico di un piatto senza tempo.

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