Lo spettacolo compiuto di una vita libera: le gemelle Kessler e la battaglia per il suicidio assistito

Le gemelle Kessler avevano abbastanza anni da poter incarnare il ruolo di chi racconta storie di ieri e mostra strade per il domani. Raccontavano, per esempio, di aver avuto un’infanzia poco felice, intristita dalla guerra, dalla perdita dei due fratelli e da un padre che maltrattava la madre. Nel loro personale viaggio delle eroine la prima luce che anticipa la gloria è Parigi, dove arrivano da sole a 15 anni. A proposito di quel viaggio epifanico, in un’intervista a Domenica In del 2018, dicono che nonostante la giovane età essendo in due erano più forti. Un’affascinatissima Mara Venier risponde loro notando che sono ancora insieme e le gemelle, corali, rispondono: «E moriamo insieme». Ora che sono morte davvero in un mattino di fine 2025, così lontano dal 16 gennaio 1961 che le vide atterrare a Fiumicino nel giorno stesso dell’inaugurazione dell’aeroporto, ci troviamo a dover riconoscere che avevano detto la verità. Addio alle gemelle Kessler, indivisibili anche nella morte Senza coincidenza Due gemelle che muoiono insieme suscitano curiosità simili a quelle di chi muore nel giorno del suo compleanno. Fino a non molti anni fa era facile ricorrere al pensiero magico, evocare il dio della coincidenza. Oggi, se la Bild comunica che si è trattato di suicidio assistito, abbiamo gli strumenti per riconoscere le tracce lasciate in vita da chi ha sempre voluto vivere in massima autonomia. Possiamo, senza troppi timori, comprendere la legittimità di quella che è stata la loro scelta. Dobbiamo farlo, anche perché le amate dive del Da-da-umpa ce lo avevano detto in talmente tanti modi che uno in più sarebbe risultato stucchevole. Con le schiene dritte e i sorrisi allenati, Alice ed Ellen Kessler parlavano pubblicamente di eutanasia sia alla stampa tedesca che a quella italiana almeno dal 2012. Ciò che si coglieva sottotraccia nella morbida piacevolezza del salotto di Mara era in realtà l’espressione di precise volontà testamentarie già esplicitate a più riprese. Hanno lasciato scritto e dichiarato di desiderate che loro ceneri vengano conservate nella stessa urna, che siano mescolate con quelle della madre e del cane, e ben 13 anni fa avevano detto: se una di noi due si dovesse ridurre in stato vegetativo l’altra staccherebbe la spina. Gemelle Kessler, perché il loro duo è stato un fenomeno unico per la tv La responsabilità Chi ha voluto ascoltare sapeva che si trattava, se non di una certezza, quantomeno di una possibilità. Una possibilità che, peraltro, porta con sé il carico di responsabilità che deve assumersi chi precorre i tempi. Allora il dibattito sull’eutanasia era così violento da battersi sul campo della sofferenza patita sino al 2009 da Eluana Englaro e dalla sua famiglia, mentre il tempo in cui per una legge sul fine vita si sarebbe battuto anche un governatore di regione leghista erano assai lontani. Tra gli oppositori della libera scelta si era scatenato un mezzo putiferio, ma le gemelle Kessler (almeno così vogliamo sperare) erano nella loro Germania, o ancora in tour, lontane e troppo intente a continuare a vivere per essere fermate. Di sé stesse bambine dicevano di aver sempre voluto vivere una vita libera e indipendente, mentre delle Kessler prima adulte e poi anziane affermavano di non avere alcun rimpianto. Nessuno può avere l’ardire di sapere davvero qualcosa della propria vita, men che meno di quella altrui. Ma osservando lo spettacolo compiuto delle loro esistenze possiamo immaginare che nel giorno della fine, ogni Alice e ogni Ellen di ogni epoca e ogni età, si sia riconosciuta in sé stessa e nell’altra come persona libera. Perché abbiamo smesso di parlare della morte