Immagino Luca Ricci solo davanti a un gigantesco specchio, senza inizio senza fine, una specie di fiume verticale di mercurio, una cascata riflettente; e proprio lì di fronte, una volta che ha raggiunto il suo doppio, qualcuno, io, ma più probabilmente lui stesso, inizia a sussurrare frasi, parole, questioni.

Presumo che a questo punto lo scrittore decida di fare un passo a sé, quindi verso la sua immagine improvvisamente a fuoco, e con una voce che pare una risata, ripeta con entusiasmo e vitalità il primo quesito che è stato in grado di detectare in quella corrente disordinata e impetuosa di domande: “Ah certo, ecco, vuoi sapere come è Luca Ricci? Luca Ricci è pazzo”.

Partiamo da qui. Dalla follia. Perché Luca Ricci è pazzo?

Perché “lui” se ne infischia e continua a scrivere racconti in un mercato editoriale sempre più asfittico e senza lettori, dove agli scrittori vengono richiesti prodotti solidi se non proprio di comprovato successo. La nave di Teseo adesso manda in libreria Gotico Rosa, una raccolta di storie d’amore, come recita il risvolto, scritte dopo la fine del romanticismo. L’amore vince sempre. L’amore vince tutto. L’amore è l’ossessione della letteratura…

…E non solo della letteratura. Gotico rosa è un libro di racconti editi e inediti. Perché, oggi, una raccolta di racconti?

Il racconto è la forma suprema. Gli scrittori lo sanno. Gli editori dovrebbero informare i lettori.

Gli editori dovrebbero informare i lettori. Informare o educare? Come si fa a educare il “mercato”, quindi i lettori?

Informare è un atto pratico che presuppone una corretta spinta comunicativa dei libri di racconti, cosa che avviene di rado. Educare è un atto idealistico, si può provare con la scuola: fare leggere più racconti, invece di prediligere sempre il romanzo. Gotico Rosa non è un best off, non è una pietra tombale. Nel corso degli ultimi anni ho scritto parecchi racconti lunghi che parlavano d’amore, usciti in modo disparato o rimasti nel cassetto. È stato naturale metterli insieme.

Ai libri di racconti mancano i lettori?

Così pare. Non si parla abbastanza della bellezza dei racconti. Dei libri di Villiers de L'Isle-Adam o Guy de Maupassant, di Breece D'J Pancake o J. D. Salinger, di Beppe Fenoglio o Silvio D’Arzo.

Il titolo di questa antologia mette su un’ideale identica linea, il rosa e il gotico. Perché secondo lei l’amore fa paura?

Fa tantissima paura, perché solo attraverso l’altro prendiamo coscienza dei nostri limiti. L’amore ci fa vedere quanto siamo egoisti, triviali, infedeli. Finché stiamo per conto nostro possiamo illuderci di non aver ancora trovato l’anima gemella.

Chi sono le protagoniste di queste storie? È sempre la stessa che diventa “un’altra”?

Piuttosto direi che sono tante che diventano una, come le voci maschili che le raccontano. La sirena, l’adultera senza nome, Giulia la baby squillo, Ludovica la neo sposa, Cleide l’adolescente, Luisa la passeggiatrice, Martina la molestata, sono buone e cattive, prede e predatrici, generose e opportuniste, sane e malate, esattamente come gli uomini. Ho scritto un libro femminista come al solito.
In che senso femminista?

Femminista nel senso che non fornisco ai miei personaggi femminili sole le due opzioni di senso tradizionale: angelicate o tentatrici.

Le donne sono (quasi sempre) inneschi di questi racconti. Che sia amante tormentata, sirena, ragazzina dei sogni, moglie fedifraga… Chi è la donna per lei? Cosa rappresenta? Che significa?

È un ottimo motore narrativo, se a narrare la storia è un uomo. Ugualmente lo sarebbe un uomo, se a raccontare in prima persona fosse una donna. Questo per farla breve, fermandoci a una dimensione rigidamente etero.

Esistono amori felici?

La felicità non esiste, se non per brevi istanti. L’amore invece sì, esiste. Trarne le conseguenze.

L’ostinazione è una qualità per uno scrittore?

È la qualità suprema, senza una certa forma di ostinazione si finisce con lo scrivere quello che ti chiedono e non quello che vuoi scrivere tu.

Eppure scorrendo la sua bibliografia non sembra un autore così spericolato. Ha pubblicato con tante major, da Einaudi a Rizzoli.

Mi hanno pubblicato a loro insaputa, o forse sono sopravvissuto alle mie stesse pubblicazioni.

Torniamo al rapporto tra racconto e romanzo.

Ci sono idee buone per il breve e idee buone per il lungo. Ma forse esiste anche l’inclinazione dell’autore. Io quando arriva un’idea penso spesso così: me ne prendo cura e ci scrivo un racconto o la sciupo e ci scrivo un romanzo? Sai, il romanzo funziona per accumulo, quindi l’idea iniziale non basta mai così com’è, così come ti era balenata in testa. Per questo parlo di sciuparla. In realtà a un romanzo non basta neppure una buona idea stiracchiata, in genere ne devi stiracchiare parecchie. Scrivendo molti racconti riesco a illudermi rispetto alla perfezione, perché un racconto è sempre più coeso di un romanzo.

Sesso e scrittura. C’è molto impeto e molto sesso in questi racconti.

Impeto è un bellissimo sostantivo. Vorrei proprio aver scritto un libro impetuoso.
Il sesso e la pornografia possono entrare in relazione e fabbricare immaginari. Cosa è la pornografia per lei?

Per me è solo una industria di intrattenimento che può o non può colonizzare un pezzo di immaginario. Altrimenti c’è una accezione più interessante, e opposta: tutto ciò che è sconveniente alla società. In questa seconda accezione, c’è gran bisogno della pornografia. .
“L’amore è un ostacolo tra me e la mia realizzazione”, che significa?

È il mantra dei nostri tempi. Il narcisismo dei social ci vorrebbe perennemente impegnati a specchiarci (lo specchio è lo schermo dello smartphone). L’amore verso sé stessi è solo una idolatrazione egoistica, senza vera conoscenza. L’amore oggi è scandaloso proprio perché si oppone a questa deriva dell’io.

Il tempo che va è un tema che ha a che fare con l’amore, con le cose perse, con le nostre “età” dissipate. Un suo personaggio dice “Vuoi sapere cosa resta della giovinezza? Un bel cerchio alla testa.”

Cosa resta della purezza della giovinezza, perché in fondo crescere è anche corrompersi. L’esperienza ci sporca, inevitabilmente, e allora si prova nostalgia.
Crede in Dio?

Dio, come polo metafisico disancorato da ogni tipo di religione (cioè di organizzazione umana che specula sul bisogno di accettare la morte), è un tipo interessante.

Lei sostiene che “lo scrittore è un essere umano che pensa e vuol fare pensare gli altri”. È una missione molto ambiziosa.

La missione della letteratura è spingere alla riflessione, non insegnare, non rappresentare, non supplire all’esperienza.
Un giorno, qualche tempo fa, mi ha detto che lei è la “reincarnazione” di Maupassant, o meglio che è il suo “tramite” nel contemporaneo.

Lo confermo, mi ha posseduto che ero ancora minorenne, sulle spallette del fiume Arno, nella città di Pisa. Se questa intervista non ti piace prenditela con lui.

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