Tutti si sono indignati quando l’attore a Belve ha detto che soltanto Borghi è più bravo di lui. Ma l’intervista contiene molte altre cose quantomeno surreali. E ci lascia con una domanda
Non avevo mai sentito parlare di Michele Morrone prima di un paio di settimane fa, prima di guardare Un altro piccolo favore nel cuore della notte. Questa è la mia vita adesso: allatto sette, otto volte al giorno, che tra poppata e rutti si traduce in sette, otto ore trascorse su un divano o in un letto. Le prime notti le passi in adorazione del tuo bambino, nel silenzio assoluto e nel rispetto della sacralità di quel momento.
Ma la sacralità viene presto corrotta dal bisogno di intrattenimento e così mi sono ritrovata a guardare vari film al giorno sull’unico schermo che ho sempre a portata di mano, quello del cellulare. E siccome il medium è il messaggio e sul telefono non si guarda Quarto potere, eccomi alle quattro della mattina a fare la conoscenza di Michele Morrone, che in questo filmetto gustoso (ma meno gustoso del primo, Un piccolo favore) ambientato a Capri, interpreta il fidanzato camorrista di Blake Lively.
La sua faccia mi era del tutto sconosciuta, ma riducendo ulteriormente lo schermo, continuando a riprodurre il film in formato francobollo per poter contemporaneamente googlare il suo nome, scopro che è noto per una trilogia soft-porno prodotta in Polonia e uscita su Netflix qualche anno fa, che ha quasi sedici milioni di follower su Instagram e che è testimonial di Dolce&Gabbana. Che non fa una piega perché la prima cosa che noto è che è un bellissimo uomo, manzo mediterraneo se mai se ne è visto uno. La seconda cosa di cui prendo atto è che recita come un cane rabbioso, e sono quindi molto sorpresa quando qualche giorno dopo guardo la sua intervista da Francesca Fagnani e scopro che si ritiene il miglior attore italiano dopo Alessandro Borghi (che sarà senz’altro lusingatissimo di questo riconoscimento).
Come Elle Woods
L’intervista fa indignare un sacco di gente, perché con la boria di cui solo un attore è capace Morrone dice una serie di cose ai confini della realtà, essendo quella di Borghi la meno grave. Che il cinema italiano lo discrimina in quanto bello (non mi pare brutto Borghi, ma nemmeno Germano, e neppure Marinelli, per citarne alcuni con la carriera in buona salute), che tutti lo invidiano, e che si è preso la sua rivincita su un collega misterioso che sul set di Come un delfino 2 lo aveva maltrattato in quanto comparsa.
Morrone si lamenta del circolo chiuso del cinema italiano, degli attori impegnati «con il teschio in mano», che devono averlo spuzzato a un certo punto della sua carriera, e un po’ provo tenerezza per questo povero bonazzo di periferia che sogna Hollywood e si ritrova bullizzato sul set di Come un delfino 2, manco l’uno.
Mi immagino che qualcuno gli abbia riservato il trattamento subito da Elle Woods nella Rivincita delle bionde, ma come Elle Woods ad Harvard Morrone è arrivato a Hollywood, proprio come aveva sempre sognato, sapendo di essere destinato a grandi cose. La sua ispirazione? Harry Potter e la pietra filosofale, che esce nel 2001 quando Morrone ha undici anni. Il fatto che il primo film della saga lo spinga a recitare – invece che ad aspettare la lettera da Hogwarts come noialtri poveri cretini – denota un certo senso pratico e una vera e propria vocazione.
Troppo italiano
Morrone è Elle Woods ma è soprattutto Stanis La Rochelle: il cinema italiano è un po’ troppo italiano per un divo internazionale come lui. E come Stanis – ma anche come qualsiasi attore mi sia mai capitato di incontrare, anche i meno realizzati, o forse soprattutto loro – Morrone è purtroppo sprovvisto di autoironia. «Attore, cantante, produttore, modello, influencer e pure un po’ pittore», recita Fagnani, e lui non smentisce, si prende sul serissimo, facendomi ancora un po’ di tenerezza (prima o poi parlerò in analisi di questo mio eccesso di compassione per i maschi, anche i più stronzi, anche i serial killer, figuriamoci i Morrone). Per ribadire il concetto Morrone pubblica un post in cui se la prende di nuovo con non si sa bene chi se non Luca Marinelli e gli attori con le Clark. Poi lo cancella e chiede scusa, parlando di un disagio condiviso (tra attori? Tra bellissimi?) e la questione del suo sbrocco è presto archiviata.
A me resta un solo, grande interrogativo. Fagnani gli chiede di un tatuaggio che avrebbe in area mutande, ma colui che ha simulato amplessi selvaggi sulla principale piattaforma di streaming mondiale si schermisce imbarazzato, non può dire di cosa si tratta. «È un simbolo» dice, e giustamente Fagnani gli chiede «di cosa», ma Morrone è irremovibile. In Rai non si può dire, a quanto pare, ma neanche nelle altre reti. Una svastica? Un compasso massone? La domanda mi terrà sveglia la notte, penso. E invece, poco dopo, mi addormento.
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