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L’amica sospirò. «Io te l’ho sempre detto che devi smetterla con gli artisti incompresi». La ragazza si strinse nelle spalle, lì sopra il letto, anche se l’amica non poteva vederla.
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«Ma il romanzo sta andando bene o male?». «Lui non lo sa, e non fa nulla per saperlo. Non vuole chiamare l’editore, dice che il suo ufficio stampa lo detesta, e che comunque un libro dopo tre settimane è già vecchio».
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«Ti ha più fatto quei discorsi strani? Sul fatto di uccidere l’editore». La ragazza rise senza convinzione. «Oh, ma dai. Sono discorsi che fa ciclicamente». «Il fatto che li ripeta non mi rassicura. Anzi, mi sembra un’aggravante».
A J. D. Salinger, l’inconsolabile La ragazza era sdraiata sul letto, come imbambolata nel silenzio della camera. Sebbene otto piani sotto cominciasse la mattonata coi lettini e le sdraio che portava alla grande piscina, non volava una mosca. I frequentatori di quell’hotel avevano il contegno del potere, sapevano che per godersi la vita non c’era bisogno di fare baccano e, per quant o paradossale, ostentavano la loro riservatezza. La ragazza afferrò il cellulare e schiacciò il tasto di chiam



