Mio padre è entrato in comunità nel 1981. Chi è stato lì in quegli anni fondativi è spesso legato a SanPa da un debito che sembra non estinguersi mai. Ma è giusto sostituire l’assuefazione alla sostanza con l’assuefazione alla struttura?
- Mio padre, e gli altri e le altre con lui, sono stati il prodotto delle inadempienze dello Stato, di un antiproibizionismo ottuso, della negazione della scienza. Criticità di cui, a ben guardare, non ci siamo ancora liberati.
- Chiedo alla San Patrignano di ieri: quanto poteva essere valido il modello terapeutico di un microcosmo che liberava dall’assuefazione alla sostanza per sostituirla con l’assuefazione alla struttura?
- E alla San Patrignano di oggi chiedo: quanto può dirsi fino in fondo rinnovata una realtà che non si è mai davvero voluta confrontare con i crimini connessi alla sua lunga genesi.
Ho trascorso i primi mesi della mia vita in un container con i miei genitori, tutto attorno c’era il fango di una cittadella in espansione. Era il 1985 e la cittadella si chiamava San Patrignano. Mio padre era arrivato lì nel 1981, da Roma, per disintossicarsi da un forte disturbo da uso di eroina. Ce lo aveva portato di peso mio nonno, insieme hanno dormito in macchina per giorni, poi è stato accettato. Mia madre lo ha raggiunto non appena le è stato permesso, scendendo in autostop dal Veneto,
FOTO
COMUNITA' DI SAN PATRIGNANO



