Cara Giulia,

Sto per dire una cosa di cui mi vergogno un po’. Ho conosciuto un uomo poco prima dell’inizio della pandemia e ci siamo innamorati come non ci succedeva da tempo. Ah forse dovrei specificare che non siamo giovanissimi. Io ho 54 anni, lui 56, ed entrambi uscivamo da divorzi faticosi quando ci siamo incontrati. Lui non ha figli, io sì, ma i miei sono grandi e sono usciti di casa da un po’, quindi vivevamo soli quando è arrivato il primo lockdown. Dovrei anche dire che vivevamo in città diverse, ma non tanto lontane (un paio d’ore di macchina, più o meno).

Quando abbiamo capito che ci saremmo dovuti chiudere in casa, non sapevamo quando ci saremmo potuti rivedere così abbiamo preso una decisione un po’ impulsiva e io mi sono trasferita da lui per vedere come andava. Beh, è andata benissimo. Ci siamo conosciuti e amati come due ragazzi, ci siamo tenuti compagnia. Entrambi avevamo la possibilità di lavorare da casa e così abbiamo fatto fino a settembre, quando lui è dovuto tornare a lavorare in ufficio. Io intanto lavoravo sempre da casa sua e quando tornava a casa la sera ero felice.

Ora però anche il mio ufficio ha annunciato che dovremo tornare in sede, quindi mi trovo nella situazione di dover andare a casa mia e abbandonare questa nostra quotidianità. Questa notizia mi ha distrutto, non ne ho alcuna voglia ma non ho scelta. Posso dire che mi manca il lockdown?

Maria

Cara Maria,

Lei può dire quello che vuole (non è mica vero che non si può dire più niente, è una leggenda metropolitana). Fra l’altro con me sfonda una porta apertissima: sono tra le più grandi fan italiane della quarantena. Anche io mi vergogno sempre un po’ a dirlo – smorzi i toni se ne parla con qualcuno che non sono io, o verrà guardata come se avesse appena dichiarato di fare le pellicce coi cuccioli di dalmata – ma tutto sommato ho trovato una mia dimensione nella reclusione coatta, e ora, ogni tanto, mi affatico a fare le cose più semplici: prendere una metro, organizzare una cena tra amici.

Ritrovare un equilibrio nella ex-normalità può essere una gran rottura di palle, soprattutto per chi come noi si era accomodato nella normalità nuova, quella da hikikomori. Capisco la sua difficoltà, ma voglio provare a rassicurarla, per quanto mi è possibile. Le persone come noi – ma anche gli umani in generale – sono come le blatte (grazie del complimento, dirà lei, ora sì che mi sento meglio). Come le blatte ci adattiamo anche alle condizioni più ostili: guerre, pandemie, lutti, diete. Ci abituiamo a tutto, ci dimentichiamo del prima, propensi come siamo a metterci comodi ovunque arriviamo. Ora le sembra impensabile lasciare casa del suo compagno e tornare alla vita di due anni fa, ma presto si sarà adeguata anche a questo. Vi organizzerete nei weekend, renderete speciale il tempo a disposizione. Non sarà ideale, ma sopravviverete.

Giulia

Cara Giulia,

Il mio non è proprio un problema di cuore, o forse sì. Sono all’ultimo anno di liceo e mi sembra di non avere più niente in comune con i miei amici di sempre. Non siamo proprio cresciuti insieme, ma alcuni di loro li conosco dalle medie e altri si sono aggiunti negli anni creando un gruppo abbastanza grande e molto unito.

Forse è stata la lontananza dell’ultimo anno a separarmi da loro, ma adesso non condividiamo più gli interessi e mi sembra che non mi capiscano per niente o che se ne freghino delle cose che piacciono a me. Loro amano il “casino” e fare le cose in branco, io sento il bisogno di un po’ più di profondità. Ogni tanto vorrei poter parlare di cose serie, ma non ci riesco mai. In più non ho una fidanzata, quindi spesso mi sento molto solo.

Non so se sono cambiato io o se sono cambiati loro, ma il risultato è che non mi diverto più e mi sembra di avere a che fare con degli estranei. Dovrei dirglielo o faccio prima a cercarmi nuovi amici? Aspetto di cambiare città l’anno prossimo e di iniziare una nuova vita all’università, o devo provare ad aggiustare le cose?

Matteo

Caro Matteo,

Se non è un problema di cuore questo, non so cosa possa esserlo. Alla tua età non c’è storia d’amore più grande e duratura di quella con i propri amici, e come nelle relazioni di coppia, anche agli amici a volte capita di trovarsi in crisi o a un punto morto. Certo che dovresti parlarne con loro: i maschi adolescenti non sono famosi per le loro doti comunicative, ma questo non vuol dire che sotto al sebo e al testosterone in disordine non ci siano dei sentimenti. Potresti scoprire che i tuoi amici provano qualcosa di simile a quello che descrivi tu e che semplicemente possiedono codici diversi per esprimerlo. Comincia da uno di loro, quello che ti sembra più incline all’ascolto. E sii clemente anche tu. Statisticamente – se la situazione è davvero uno contro tutti – è più probabile che sia tu ad essere cambiato e che loro non l’abbiano ancora capito o che non sappiano come gestire la cosa. Non è colpa di nessuno. Si cresce, ci si evolve, ci si assesta. Quello che è certo è che nessuno rimane la persona che era a 18 anni (e se è così c’è un problema).

Giulia

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