- Ideata, prodotta, diretta e recitata nel ruolo di protagonista da Ricky Gervais, la serie Netflix Afterlife è una delle migliori narrazioni pop-mainstream sul lutto
- Don’t look up fa death education su vastissima scala evidenziando come il rifiuto della morte ci impedisca di salvaguardare il pianeta.
- In un contesto in cui gli anni di pandemia e grave precarietà ci riempiono di incertezze e dolore, le serie e i film sul lutto individuale e collettivo sembrano ribadire che, anche di fronte alla fine, vale sempre la pena cercare nuovi inizi.
«Il finale di Don’t look up», diceva un’amica a un paio d’ore dal brindisi che avrebbe chiuso i conti col 2021, «a me ha messo molta allegria». Prendo questo ricordo recente, lo metto da parte e lo sostituisco con uno ancora più recente, che ha sempre a che fare con immagini incontrate dentro al perimetro di uno schermo. Il 14 gennaio è infatti uscita su Netflix la terza e ultima stagione della serie After life. Ideata, prodotta, diretta e recitata nel ruolo di protagonista da Ricky Gervais,



