- Caduta l’antica società di rango, nella quale i diritti si ereditavano alla nascita, il merito doveva servire per assegnare a ogni individuo il suo posto nel mondo.
- Non abbiamo dovuto attendere il 2020 per iniziare a sospettare che la meritocrazia avesse in sé qualcosa di perverso. Lo stesso inventore del termine, Michael Young, aveva mostrato fin dal 1958 quanto fosse spaventosa l’idea di una società governata da una casta di sapienti.
- L’aspetto più inquietante è che, anziché garantire la mobilità sociale, ampie fasce del ceto medio hanno speso cifre importanti, e negli USA si sono addirittura indebitate.
Di fronte alle imbarazzanti espressioni d’incompetenza ai massimi vertici dell’amministrazione italiana, non ultima quella di un commissario alla sanità a sua insaputa, viene facile invocare la meritocrazia: un mantra che risuona nel dibattito pubblico da anni. Effettivamente le traiettorie clientelari della nostra classe dirigente non sono il più efficiente dei sistemi di selezione. Eppure a forza di ripeterci quanto la meritocrazia sia buona e quanto la meritocrazia sia bella, talvolta dimenti



