Conosco scrittori che regalerebbero un paio di organi al mercato nero pur di vendere in un anno le copie che lei ha venduto al primo giorno di pre-order su Amazon. Norma Cerletti, milanese nata nel 1992, conosciuta come Norma’s Teaching su Instagram e su TikTok, è l’insegnante di inglese più amata dell’anno ed è in missione sui social per migliorare la pronuncia degli italiani.

Ha 650mila follower, l’energia positiva di un personaggio dei cartoni animati giapponesi e il pragmatismo risoluto di una che da un momento all’altro potrebbe congedarsi per tornare a lavorare. Il suo libro NormaL English, che esce oggi per Mondadori, è finito in classifica bestseller ancora prima di arrivare in libreria.

«È bellissimo» mi dice con un luccichio negli occhi, come se stesse parlando di un figlio.

Norma ha numeri da influencer, ma non ci si sente. Per raccontarla è meglio scomodare l’espressione “imprenditrice digitale” e la sua storia di successo fulmineo – personale, certo, ma anche economico – piacerebbe moltissimo agli americani. “Quando la vita ti dà dei limoni, fai la limonata” dicono loro, e Norma l’ha saputo fare benissimo: nell’anno più ostile di sempre non si è lasciata sommergere dagli agrumi, ma ha studiato, si è arrotolata le maniche e si è inventata qualcosa di nuovo. Anche perché se la vita ti dà una partita Iva, farai meglio a fatturare.

Ci siamo viste su Zoom per una chiacchierata.

Raccontami come è iniziato Norma’s Teaching.

A novembre 2019 mi sono licenziata dalla scuola in cui lavoravo, con l’idea di provare a fare da me. Facevo un po’ di lezioni private qua e là e non avevo ancora le idee molto chiare. Poi a marzo 2020, quando hanno chiuso tutto, mi sono ritrovata ad avere al massimo una lezione al giorno. La metà dei miei studenti della Milano centro si sono ritirati in montagna senza wifi. Ero disperata.

In effetti un tempismo non ideale.

Pessimo. A quel punto però non avevo davvero più nulla da perdere, quindi ho deciso di fare dei tentativi. Ad aprile ho aperto TikTok. A maggio ho deciso di investire parte dei miei risparmi e ho comprato un corso online per creare il mio business digitale (fra l’altro da quelli che poi sarebbero diventati i miei soci). Si chiama metodo Step Academy ed è stato utilissimo, strabello. Così ho iniziato a mettere in pratica quello che stavo imparando dal corso, in particolare questa tecnica dell’immersione, che consiste nello studiare a fondo i tuoi competitor. Mi sono messa a cercare tutti i corsi di inglese, tutte le pagine di insegnanti. Dovevo riuscire a creare una cosa nuova, che non esistesse già. Non sono certo la prima pagina di inglese della storia, ce ne sono molte altre, ma ho creato il mio formato. Se vuoi avere successo devi distinguerti dagli altri. Sembra banale, ma è così.

E sui social com’è andata? Sei arrivata per prima?

Su TikTok in realtà eravamo in due. Io purtroppo sono super critica con gli altri – e di conseguenza con me stessa – quindi guardavo quest’altro canale e pensavo “adesso ci penso io, posso farlo meglio”. A luglio ho aperto Instagram e il profilo è esploso spontaneamente. Ha raggiunto 50mila follower solo per passaparola.

E non facevi inserzioni sponsorizzate, ad, niente?

No, ma va, non sapevo neanche come si facessero.

Eh, appunto. Sei del 1992 come me, ma io mi sento già troppo anziana per un sacco di cose sui social, in particolare TikTok. Come ti sei trovata tu?

Per me è stato amore a prima vista, mi è piaciuto subito. Da insegnante avevo già in testa una miriade di mini-lezioni perfette per quel formato. Ho iniziato con il primo video sulla differenza tra fun e funny, pensando che fosse una cosa semplice. La gente è impazzita, molti non avevano idea di questa cosa.

Quindi come hai fatto a crescere così velocemente? Chiedo per un’amica.

A settembre avevo 50mila follower, quindi ero una mini-influencer. Ho cominciato a ricevere le prime richieste di collaborazione e adv. Poi dal nulla mi tagga Clio (ClioMakeUp, ndr) e mi fa un super endorsement senza che ci fossimo mai viste, e così salgo di 50mila follower in un giorno. Per me tutto questo non ha senso, cioè è stato talmente veloce che non capisco quanta fatica si possa fare sui social per crearsi uno spazio. Da lì ho continuato a crescere di 20, 30mila a settimana. Ci sono persone che ci mettono anni, me ne rendo conto. Per me infatti è ancora molto strano. Non era il mio obiettivo fare centinaia di migliaia di follower.

Però adesso ce li hai, una quantità esorbitante. Eppure mi sembri l’influencer meno influencer del mondo.

Non me ne frega niente di fare l’influencer, non mi interessa guadagnare dalla pubblicità. Io guadagno dai miei prodotti, cioè dall’unico prodotto che vendo, che è un corso di pronuncia che è uscito a novembre scorso. Ne abbiamo venduti tantissimi. Facciamo solo annunci sponsorizzati per i corsi su Instagram, ma non cerco neanche nuovi follower. La pubblicità del corso compare solo a chi già mi segue. Punto.

Quindi non ti vedremo mai consigliare una crema idratante.

Ricevo offerte di collaborazione infinite ogni giorno, infinite. Ma niente può comprare la mia credibilità. Cerco di essere coerente. Per quanto mi riguarda coerenza = credibilità. E poi morirei all’idea di mettere il mio nome su qualcosa che non posso controllare direttamente. Già odio chiedere alle persone di spendere soldi. È un mio problema, ma ci sto lavorando. Cioè mi devo ricordare ogni giorno che non sto rubando niente a nessuno, sto fornendo un servizio, quindi se tu vuoi il mio corso va bene. Solo che la qualità del mio corso la conosco e la posso controllare perché l’ho fatto io, tutto il resto no. Capisco che non tutti possono fare questo ragionamento, ma per me è così. Preferisco essere influencer dei miei prodotti e basta.

Non fa una piega, ma non è una decisione scontata quando si ha bisogno di pagare un affitto o un mutuo.

A ogni proposta che ricevevo ero ovviamente tentata, ma continuavo a pensare “non posso fare pubblicità a caso, non sono io”. Era come se stessi aspettando qualcosa. E quel qualcosa è arrivato nella forma dei miei soci, che ci hanno visto lungo e mi hanno chiesto cosa avessi intenzione di fare di Norma’s Teaching. Loro erano già imprenditori digitali, quindi abbiamo messo insieme le competenze, io creo contenuti e loro fanno la parte di business. Ora siamo io, due soci, una content manager che è praticamente un mio alter ego, e con cui sto lavorando al prossimo progetto dell’autunno che sarà una roba pazzesca, ma non posso ancora rivelarlo ufficialmente. C’è un operation manager e un project manager e 5 ragazze nel customer care.

Sui social fai tutto tu?

Sì, mi fa troppo ridere quando mi scrivono “Ciao Norma e staff”. Ma quale staff, sono sempre io! Fra l’altro sono un po’ paranoica, non darei mai i miei accessi a nessuno. Il mio profilo vale troppo per metterlo in mano a qualcun altro. Nessuno mi dice cosa fare.

Mi sembri un filo maniaca del controllo. Di che segno sei?

Capricorno.

Chissà cosa vuol dire…

Non ne ho idea!

Di solito da grandi numeri derivano anche grandi rotture di palle. Hai hater molesti, gente che ti chiede foto dei piedi?

Zero, neanche uno. È che sai cos’è, io sono un po’ bruttina, non è che sono la strafiga, la bona da instagram. Altri personaggi generano invidia, io no. Non faccio quasi mai vedere casa mia, il mio ragazzo, niente. Se lo faccio è perché mi va. Ma sono fatti miei. Se vuoi imparare l’inglese bene, altrimenti ciao.

Forse non è elegante parlare di soldi, ma quanto è cambiata la tua vita da quel punto di vista?

Completamente. Ho avuto anni in cui fatturavo 10mila euro in tutto, pur lavorando come una pazza. Il 2020 è stato un bagno di sangue. Ora ho questa attività che sta andando benissimo, molto meglio di quanto mi sarei mai aspettata.

Hai sempre voluto fare l’insegnante?

No, da piccola volevo fare la pittrice o la ballerina. O la cantante.

Io la parrucchiera ed è finita che mi faccio tagliare i capelli una volta ogni due anni.

Pensa che prima di quest’anno io non ci ero mai andata. I capelli me li tagliavo da sola o me li facevo fare da mia mamma. Ora posso permettermi il parrucchiere, che non è male.

Com’è stato scrivere il libro?

Allora, il libro secondo me è bellissimo. È utile ma è anche un po’ motivazionale, perché conosco bene lo sconforto degli studenti che pensano che imparare una lingua sia troppo difficile, che si vergognano. Invece l’ho fatto in modo che chi lo usa si possa divertire, mentre studia. Scriverlo però è stato molto pesante, nonostante avessi ben chiari i contenuti da organizzare. Onestamente non so se ne scriverò altri, adesso come adesso mi sento svuotata. Quindi vi conviene leggere questo, potrebbe essere l’ultimo.


Norma Cerletti, conosciuta come Norma’s Teaching, è autrice del libro NormaL English, appena pubblicato da Mondadori

 

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