Cultura

Nostalgia della civiltà occidentale tentata dalla dissoluzione

PARIS, FRANCE - APRIL 09: Alain Finkielkraut attends \\\"Tanguy Le Retour\\\" Premiere At Cinema Gaumont Capucines on April 09, 2019 in Paris, France. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)
PARIS, FRANCE - APRIL 09: Alain Finkielkraut attends "Tanguy Le Retour" Premiere At Cinema Gaumont Capucines on April 09, 2019 in Paris, France. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)

«Molti cittadini si sentono come in esilio a casa propria», dice l’intellettuale ebreo spesso al centro di polemiche anche per le sue posizioni su islam e integrazione. «Se la Francia è un anacronismo, allora è un anacronismo prezioso»

  • Il telelavoro è «un disastro», dice Finkielkraut, ma i giorni del lockdown sono stati preziosi per lui: «Un irreale momento di immobilità in mezzo a un’epoca irrequieta. Nelle città desolate abbiamo riscoperto il piacere del silenzio».
  • Il suo amore per la Francia è innanzitutto amore per una cultura. «I filosofi illuministi hanno difeso l’esistenza di valori universali ma i romantici hanno insegnato loro che nessuno di noi è causa di sé stesso: tutti proveniamo da qualche parte». 
  • L’uguaglianza «è sicuramente un valore, ma oggi serve a negare ogni forma di gerarchia: a scuola quella fondamentale tra maestro e allievo, nella cultura quella tra l’alto e il basso. Tutto ormai è sullo stesso piano».

«Su Zoom no, guardi. Sono una frana con la tecnologia». All’altro capo della cornetta sento la voce del filosofo Alain Finkielkraut, nato nel 1949 a Parigi, membro della prestigiosa Académie française e conduttore radiofonico. Stabilita la sua preferenza per il buon vecchio telefono rispetto alla piattaforma di videoconferenza, inizia a raccontarmi come vive il confinamento. «Pensi che ora conduco il mio programma in uno studio di registrazione vuoto, con gli ospiti a distanza. Il telelavoro è u

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