Nella primavera del 1941 infuria la guerra, le truppe del generale Rommel occupano El Agheila e a fine marzo il generale avvia l’offensiva in Libia. L’America si sente minacciata. Così il presidente degli Stati Uniti autorizza un piano segreto per la difesa del paese. Steve Rogers, un giovane patriota americano, troppo debole e senza i requisiti fisici necessari per arruolarsi nell’esercito statunitense, viene usato come cavia per un esperimento degli scienziati che lavorano per la sicurezza nazionale del paese nel contesto dell’“Operazione Rinascita”. Il capo del team di ricerca, il dottor Erskine, gli inietta un siero miracoloso. È così che avviene la trasformazione di Steve Rogers che cresce in altezza e in muscolatura. Non è più un brutto anatroccolo, ma un soldato alto e muscoloso con una missione: è nato Capitan America.

Messaggio identitario

La prima copertina di Capitan America, che arrivò nelle edicole nel marzo del 1941, raffigura il supereroe che sferra un pugno ad Adolf Hitler. La fine della Seconda guerra mondiale comportò un sensibile calo della popolarità del fumetto che provò a innovarsi con alterne vicende. Come ha scritto Jason Dittmer in un saggio accademico pubblicato nel 2005: «La capacità di Capitan America di connettersi al progetto politico del nazionalismo americano, alla politica interna e alla politica estera sulla base del suo essere un individuo, con il suo corpo, in quanto con questo lui rappresenta l’identità americana». È nella portata di questo messaggio identitario e valoriale che vanno inquadrate le storie di un fumetto che ha segnato l’immaginario di generazioni. Nella nuova serie, The United States of Captain America, che apparirà a giugno di quest’anno, Steve Rogers dovrà recuperare lo scudo che gli è stato rubato, così intraprende un viaggio in tutti gli Stati Uniti insieme ad altri personaggi che hanno indossato il costume di Capitan America e hanno combattuto per difendere le loro comunità. Tra i nuovi personaggi ci sarà Aaron Fischer, un ragazzino schierato in difesa degli scappati di casa e dei senzatetto.

Sarà proprio Fischer il primo personaggio Lgbt che indosserà il costume di Capitan America nella storia della serie. L’annuncio della Marvel è arrivato giusto in tempo per celebrare l’ottantesimo anniversario dalla nascita dell’eroe e il Pride del prossimo 21 giugno. Un sondaggio Gallup del mese scorso ha registrato un aumento delle persone che si identificano come appartenenti alle minoranze Lgbt negli Stati Uniti (5,6 per cento contro il 4,5 per cento del 2017) e tale percentuale aumenta ancora di più nel contesto della generazione Z (nati fra il 1997 e il 2002) dove circa una persona su sei si identifica come appartenente alle minoranze Lgbt. Se il mite e muscoloso Steve Rogers ha incarnato la fede patriottica e la religione civile americana, Aaron Fischer sembra segnalare che gli Stati Uniti sono nel pieno di una transizione demografica e valoriale.

Nuovi valori

Questi cambiamenti non riguardano i soli Stati Uniti d’America, ma sono oggetto di analisi e discussione globale, soprattutto in occidente. Ne sono testimonianza anche le profonde divisioni che si sono prodotte in seno al cattolicesimo a seguito del pronunciamento della Congregazione per la dottrina della Fede sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso. La discussione, dunque, non è solo politica, ma antropologica e teologica. Diviene politica solo in un secondo momento. Riguarda la grande rottura prodottasi in ocidente negli anni Sessanta del Novecento, che ha segnato il rigetto della legge e della morale “naturale”, non più condivise. Come ha scritto Olivier Roy: «La libertà dell’individuo è più importante di ogni norma trascendentale, non esiste più una morale naturale, comune a tutti». Le istituzioni statunitensi erano già da tempo pronte alla svolta culturale e, paradossalmente, l’avevano già anticipata. La Corte suprema degli Stati Uniti, già nel 2015, con la decisione nel caso Obergefell versus Hodges aveva sancito il diritto al matrimonio dello stesso sesso. Immediatamente, a seguito di quella decisione, la Casa Bianca si era colorata con i colori dell’arcobaleno e l’amministrazione Obama aveva avviato tutta una serie di iniziative per la promozione e la protezione dei diritti Lgbt nella politica estera degli Stati Uniti. Sono l’individualismo e la libertà di scelta i valori su cui costruire la narrazione del nuovo secolo americano, anche per contrapporsi all’avanzare degli “stati civilizzatori” che costruiscono le loro identità sul tradizionalismo, spesso di natura religiosa. Per ottant’anni le storie di Capitan America hanno rappresentato i valori e l’identità degli Stati Uniti nel mondo. Ora assistiamo a una mutazione di quella identità incarnata nel corpo di Aaron Fischer. Non è ancora chiaro se Fischer sarà l’eroe designato di Rogers o, come hanno sottolineato alcuni critici vicini alla comunità queer, «sarà solo un comprimario». Quello che però ci sembra di poter cogliere è che la nuova serie, come la precedente, non sarà particolarmente popolare in Russia.

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