Il pragmatismo del potere

Distratti dalla rabbia dei social non ci accorgiamo del fascismo

Anni '70 Roma, Pier Paolo Pasolini alla libreria Croce (Foto AGF)
Anni '70 Roma, Pier Paolo Pasolini alla libreria Croce (Foto AGF)
  • Sono noti i pensieri che Pasolini dedicò, nei suoi ultimi anni, a fascismo e antifascismo. Riteneva che il fascismo classico fosse ormai archeologico, superato in capacità incisiva dal nuovo potere della società dei consumi.
  • Ma se il “vero fascismo” ha già realizzato la sua rivoluzione tecnocratica e massmediatica, che bisogno ha di servirsi ancora del fascismo archeologico e pittoresco? 

  • Che cosa c’è ora, invece del consumismo, che sia capace di modificare la psiche e la percezione di sé in modo totalizzante, senza che il mutamento venga percepito con la giusta dose di allarme? La prima cosa che mi viene in mente è il diluvio della virtualità e della vita perennemente online.

Sono noti i pensieri che Pasolini dedicò, nei suoi ultimi anni, a fascismo e antifascismo. Riteneva che il fascismo classico fosse ormai archeologico, superato in capacità incisiva dal nuovo potere della società dei consumi; e a questo nuovo potere, pur ritenendo il termine inadeguato, dava il nome di “vero fascismo”, giungendo quindi a una formulazione provocatoria: «I veri fascisti sono ora in realtà gli antifascisti al potere». Il comizio di fronte a folle oceaniche non funzionerebbe, pens

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