- Sono noti i pensieri che Pasolini dedicò, nei suoi ultimi anni, a fascismo e antifascismo. Riteneva che il fascismo classico fosse ormai archeologico, superato in capacità incisiva dal nuovo potere della società dei consumi.
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Ma se il “vero fascismo” ha già realizzato la sua rivoluzione tecnocratica e massmediatica, che bisogno ha di servirsi ancora del fascismo archeologico e pittoresco?
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Che cosa c’è ora, invece del consumismo, che sia capace di modificare la psiche e la percezione di sé in modo totalizzante, senza che il mutamento venga percepito con la giusta dose di allarme? La prima cosa che mi viene in mente è il diluvio della virtualità e della vita perennemente online.
Sono noti i pensieri che Pasolini dedicò, nei suoi ultimi anni, a fascismo e antifascismo. Riteneva che il fascismo classico fosse ormai archeologico, superato in capacità incisiva dal nuovo potere della società dei consumi; e a questo nuovo potere, pur ritenendo il termine inadeguato, dava il nome di “vero fascismo”, giungendo quindi a una formulazione provocatoria: «I veri fascisti sono ora in realtà gli antifascisti al potere». Il comizio di fronte a folle oceaniche non funzionerebbe, pens



