Era arrivato nel 1977 con la forza eretica di una lingua potentissima, per rigenerare la tradizione e sovvertirla. Scandalizzando le madri. Dopo la morte di Massimo Troisi, il suo gemello artistico, la svolta linguistica. Sognando come lui una città che fosse uguale alle altre
Nei suoi trentacinque anni di musica, ci sono stati almeno un paio di Pino Daniele, forse anche tre. Quello che apparve fu una scheggia imprendibile, così inafferrabile che il secondo album non si sapeva neppure come chiamarlo, se non con la forza sghemba di un anacoluto, «il disco che lui si fa la barba». Lo aveva piantato fra Terra Mia, Nero a Metà e Vai Mò, quattro capolavori in cui le parole più citate erano «nun» e «cchiù», in fondo due negazioni, perché per questo era venuto al mondo Pino,



