Cara Giulia,

Perdona il mio stile di scrittura un po’ impacciato, facciamo lo stesso mestiere ma quando tocco questo argomento, mi sembra di dimenticarmelo. In realtà il mio lavoro principale è quello di docente di Storia e filosofia. Eppur non riesco a prenderla molto con filosofia, la mia situazione.

Il mio problema è che non ho problemi di cuore. Si può, a 29 anni? Vivo immerso fra gli adolescenti. Insegno loro, parlo con loro, mi capita di uscire con loro, li consiglio, li ascolto, li guardo, li invidio, soprattutto. Sì, potrebbe sembrare la solita lamentazione sul tempo che passa, quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia. Però non è così, io la mia giovinezza ho l’impressione di averla saltata a piè pari. Per carità, i tempi sono cambiati, tutto si è accelerato e complessificato… I miei studenti fanno il primo sexting a 13 anni, se va bene.

Non solo il cosa, ma il quanto, mi questiona. Storie, incontri, gesti con persone diverse e contesti diversi. Senza contare che siamo pure in estate, la stagione che preferisco. Nuotare al mare, andare in bici sulle infinite piste ciclabili, leggere all’ombra di una pineta, dedicarmi alla scrittura… Eppure anche qui, come il Grinch a Natale non riesco a guardare in faccia la stagione degli amori. Malinconia a non finire mista a rabbia, senso di vuoto. Ogni San Valentino simbolicamente mi guardo intorno e vedo il nulla. Non so nemmeno da quanti anni, o meglio lo so ma non voglio pensarci. Non che questo tempo sia stato vuoto di figure femminili: vagheggiate, sognate, pensate, a cui ho scritto, con cui ho parlato. Tutto, però, è sempre finito inevitabilmente (pare) nel nulla. Non mi ricordo neanche cosa voglia dire baciare. Ovviamente ho avuto tanto tempo, anni direi, per riflettere sulla questione. Ti do le mie linee interpretative. Sono due le macro-ragioni, impastate a un (bel) po’ di sfortuna. Partiamo dal carattere, che è sicuramente l’ostacolo maggiore. Sono un introverso timido. Ho sempre evitato le feste o mi attacco a una parete osservando le vie di fuga sociali. Ci sono sempre per tutti, ma sono troppo perbene, serio, diciamo pure noioso, per il resto. Non bevo, non fumo, sono ossessionato dal “fare la cosa giusta”.

Un altro tratto del mio carattere è la sensibilità. La voglia di ascoltare, di aiutare pazientemente… Il desiderio di profondità. Che però si accompagna a un elemento più spigoloso, la radicalità. In tutto, dalla politica alle minime scelte di vita quotidiana.

Come trovi una ragazza in queste condizioni? Non resta che sognare, a occhi chiusi o aperti.

Ci credi che ancora rimugino su fatti insignificanti di decenni fa? Eppure come andare avanti se il presente sembra così simile al passato, anche se nel frattempo penso di essere cambiato io? E non sono cambiato solo dentro ma anche fuori.

Alla cascata di ricci castani si è sostituita una regolare rasatura a zero, mentre la barba curata si è allungata. Ah poi sono alto all’incirca un metro e settanta. Ho scoperto a mie spese che queste due caratteristiche, ancorché normali (pensavo), non vengono granché apprezzate, anzi… Non ho mai avuto problemi a piacermi. Mi guardo allo specchio e mi vedo bene. Eppure mi è penetrata sotto la pelle la valanga di commenti e battute degli altri. Da quando sono iscritto a Tinder (con zero risultati, ti assicuro), non faccio che notare costantemente i commenti su altezze e capelli, in modi che a volte vogliono sembrare simpatici, ma di certo non lo sono.

Mi sembra di essere Toby Fleishman nel romanzo di Taffy Brodesser-Akner. Al contrario suo, però, a cui l’app dischiude infinite possibilità, a me invece… Ho provato qualunque cosa. App, chat. Provo a scrivere o parlare a persone che incontro o conosco per vie traverse. Persino i miei studenti se la prendono a cuore: «Ma sa che ho mia cugina, sorella maggiore, zia…» (sono sicuro che fra poco col passare del tempo passeremo alle mamme. L’ultima volta mi hanno combinato con una collega prof!) Niente, niente funziona. Sarà l’approccio, sarà il carattere, sarà l’aspetto fisico, sarà la sfortuna. Eppure qui sto. La cosa più snervante è l’opinione degli altri. O meglio, l’incapacità di cogliere il mio dramma. Posso capire che per molti non lo sia. Ma cerco sempre di spiegare che l’essere sempre respinti, l’essere sempre soli, non è bello. Non è bello non avere qualcuno per condividere piccole grandi cose. Anche semplicemente una notte. Sentirsi voluto, ecco quello a cui aspiro. «Dai arriverà non ti preoccupare», «Se non ci pensi vedrai che arriva!», «Ah ma te la spassi da single, chissà quante cose non ci racconti dietro quel paravento da bravo ragazzo». Amici, non è così. E se continuate a dirmelo scoppierò prima o poi. Avevo detto anche sfortuna. Beh, le estreme difficoltà economiche dopo la separazione dei miei. La stessa, burrascosa, separazione. Il fatto di vivere nella profonda provincia italiana, chiusa, conservatrice, immobile (e i miei pochi sparuti, veri, amici non vivono qui). Io ci provo, ma non riesco. Un posto dove sia a mio agio. Il fatto è che da soli fare questo tipo di cose… La classica “spalla” latita, un po’ da sempre. In realtà latitano le amicizie, per molti dei motivi di cui sopra. E dunque, come direbbe Lenin, ti chiedo «che fare?»

G.

Caro G,

Non ti ripeterò che l’amore arriva quando meno te lo aspetti perché non ci credo tanto neanch’io, ma ti dirò che se anche l’Elephant Man ha trovato una fidanzata, sono abbastanza sicura che il tuo aspetto fisico, qualunque esso sia, non sia l’impedimento più grande alla tua vita sentimentale.

Da quello che ho capito, fra l’altro, non è un tema che ti smuoverebbe particolari insicurezze non fosse per alcune pressioni che hai ricevuto da altri. Quindi mi sentirei di accantonarlo da subito: essere alto 1,70 non ha impedito a Tom Cruise di sposare non una, non due, ma tre donne bellissime, e di costringerle a indossare scarpe rasoterra ogni volta che uscivano insieme (accollo peggiore di Scientology).

Sull’aspetto esteriore aggiungo solo una cosa: non so che armadio hai, ma in quanto professore di storia darò per scontato che la moda non è tra le tue priorità. E va bene così, ma sono abbastanza convinta che anche se l’abito non fa il monaco a volte la prima impressione è tutta in una bella camicia stirata.

Fra l’altro, da quando è arrivato Uniqlo in Italia, vestirsi bene per un uomo è diventato facilissimo (lo è sempre stato per voi, ma ora costa meno).

Tuttavia non esiste una camicia che ti cambi la personalità o che cancelli brutte esperienze, fisime e cattivi umori. Per questo genere di cose c’è solo l’analisi, che potrebbe aiutarti a sciogliere alcuni nodi e a stare meglio con te stesso e di conseguenza con gli altri.

Per dirla con Rupaul Charles: «if you can't love yourself, how in the hell you gonna love somebody else?» Mi sembri fin troppo bravo ad analizzarti da solo, e mi viene il sospetto che però, come spesso accade quando rimuginiamo troppo su noi stessi, la tua lente sia un po’ fuori fuoco. L’unico modo che abbiamo di guardarci d’altronde è lo specchio, e persino lì vediamo le cose all’incontrario.

Se poi fossimo amici e dovessi darti due consigli un tanto al chilo ti direi che Tinder funziona meglio nelle grandi città (non a caso Fleishman sta a New York, vorrei vederlo a fare tutti quei date a Piacenza) e che c’è sempre qualche alternativa a cui non hai ancora pensato. Visto che il tuo ecosistema continua a non dare frutti, forse è il caso di cambiarlo: parti con un gruppo di Avventure nel Mondo, iscriviti a un corso di cucina, di scrittura, di salsa e merengue o di quello che ti pare.

La premessa di queste situazioni è che hai almeno una cosa in comune con gli altri partecipanti. Poi non è detto che trovi l’amore, ma magari un amico sì, o almeno passi qualche pomeriggio diverso dal solito.

Malissimo che vada avrai comunque fatto un viaggio con delle persone nuove e avrai imparato a fare la pasta fresca, che per rimorchiare è un ottimo asset.

Giulia

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