Ci sono gli Europei di atletica leggera a Roma, quelli di calcio in Germania e le Olimpiadi a Parigi. E poi l’America’s cup con il ritorno di Luna Rossa, Sinner che cerca di diventare sempre di più l’anti Djokovic (mentre torna anche Nadal) e il primo Tour de France che partirà dall’Italia.

Insomma, sarà un 2024 denso di appuntamenti di spessore per lo sport. Questi sono i sei davvero imperdibili, da segnare sul calendario:


Tennis: la sfida di Sinner, l’anti Djokovic

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Melbourne, Rod Laver Arena, la mezzanotte italiana tra domenica 14 e lunedì 15 gennaio. Con un paio di settimane di rodaggio ormai alle spalle, il carrozzone del tennis farà partire il primo torneo dello Slam della stagione, al quale seguiranno il Roland-Garros (dal 28 maggio), Wimbledon (dal 3 luglio), gli US Open di Flushing Meadows (dal 28 agosto).

Intorno al canonico esordio dall’altra parte del mondo tira stavolta un’aria più frizzante del solito. A un anno di distanza dalla sconfitta contro Mackenzie McDonald, c’è grande attesa per il rientro di Rafa Nadal, fermato per tutta la stagione scorsa da un problema al piede. Non il primo della sua carriera, anzi.

È la diciassettesima volta che lo spagnolo ritorna dopo un guaio fisico. La Vanguardia ha messo in fila tutti i capitoli di questa tortura. In 23 stagioni da professionista gli infortuni lo hanno tenuto lontano dal campo per 58 mesi, fanno quasi cinque anni di assenza in totale. Torna avendo in testa Parigi: sia la terra dello Slam sia l’oro olimpico.

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Ma trova una scena mutata, dove Novak Djokovic non vuole saperne di farsi da parte a 36 anni e dove Jannik Sinner si presenta per la prima volta con le carte in regola per essere incluso tra i favoriti di ogni torneo, accanto a Carlitos Alcaraz. Ha vinto quasi da solo la Coppa Davis a Málaga, con cinque punti su sei in settimana. Ha preso consapevolezza di poter battere tutti, Djokovic compreso, quando gli ha annullato tre match point nella semifinale con la Serbia.

Tranne che per un’esibizione, Sinner arriverà a Melbourne senza aver mai giocato, secondo la tabella prevista dal coach australiano Darren Cahill.

Il secondo grande ritorno è quello di Naomi Osaka, la ragazza che prometteva di aprire un ciclo dopo le sorelle Williams. Ha vinto quattro titoli in due anni (2019-2021), poi si è sciolta sotto il peso delle pressioni.

Ha vissuto attacchi di panico, ha staccato, si è presa cura del suo benessere mentale, ora rientra dopo la maternità, in una scena femminile che ha visto alternarsi nel post-Williams 17 vincitrici differenti in 26 Slam, 15 delle quali senza mai un titolo prima. La WTA cerca una figura guida. (torna su)


Atletica leggera: Europei a Roma. La Gen Iapichino

Larissa Iapichino (foto EPA/ROBERT GHEMENT via Ansa)

A cinquant’anni di distanza dall’ultima volta, i campionati europei di atletica leggera tornano in Italia, dal 7 al 12 giugno. Lo stadio sarà lo stesso d’allora, l’Olimpico di Roma. La nazionale di mezzo secolo fa splendeva soprattutto in due figure: Pietro Mennea (oro nei 200, argento nei 100) e Sara Simeoni (bronzo nel salto in alto). Adesso c’è invece una squadra fatta di ottimi valori medi dietro le punte.

È mutato lo scenario. Siamo passati da 29 nazioni iscritte a 47. Molti paesi sono cresciuti, le idee circolano, i saperi si condividono. Il declino in atto dell’Europa si è arrestato agli ultimi Mondiali di Budapest, dai quali l’Italia è tornata con un oro, due argenti e un bronzo, lo status di terza forza del continente. Un’Europa che dà spettacolo con i norvegesi Jakob Ingebrigtsen e Karsten Warholm, lo svedese Armand Duplantis, l'olandese Femke Bol.

Stefano Mei, il presidente della federazione italiana, si sbilancia: «Saranno gli Europei più belli di sempre». Un’incognita li rende in realtà imprevedibili. Arrivano una quarantina di giorni prima delle Olimpiadi, molte fra le stelle più attese potrebbero essere nel pieno dell’ultima fase della preparazione, senza voglia di rischiare un infortunio.

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Potrebbe essere una grossa occasione per la gioventù, a cominciare da Larissa Iapichino, 21 anni, figlia dell’astista Gianni e di Fiona May, tornata ai vertici nel 2023 con il primato personale di 6 metri e 95, giù dal podio ai Mondiali per sei centimetri. La sua finale è in calendario l’ultimo giorno.

Marcell Jacobs è in ricostruzione. Ha rotto col vecchio coach Paolo Camossi e fa vita di gruppo in Florida con il guru Rana Reider (finale dei 100 metri: alle 22.53 di sabato 8 giugno). Gianmarco Tamberi ha chiuso il cerchio con l’oro mondiale e pensa soprattutto al bis olimpico mai riuscito a nessuno nel salto in alto, ma sa di non poter sottovalutare Roma (finale ore 20.35 dell’11 giugno). Anche la staffetta con Tortu farà le prove per i Giochi. Un’altra decina di nomi sono candidabili per il podio, da Mattia Furlani a Nadia Battocletti, da Sara Fantini ai pesisti e i triplisti. (torna su)


Calcio: azzurro Europa per Spalletti

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Non saranno Mondiali, ma avremo comunque un’estate di pizze, birre e bandiere ai balconi. Partita d’esordio il 15 giugno contro l’Albania a Dortmund, nello stadio dove l’Italia vinse con Grosso e Del Piero la semifinale mondiale 2006 sulla Germania. Cinque giorni più tardi viaggio a Gelsenkirchen per incrociare la Spagna, chiusura del girone il 24 a Lipsia contro la Croazia.

L’Italia inizierà così. Il quadro delle partecipanti sarà completo a marzo dopo gli spareggi. Potremmo avere la prima volta di Estonia, Israele, Georgia, Lussemburgo o Kazakistan. Se invece passa la Grecia, saranno al via per la prima volta tutte le nazioni presenti nell’albo d’oro, con l’eccezione della Russia messa al bando.

Come ai tempi di Lippi – ormai 18 anni fa – anche stavolta la finale (14 luglio) è in programma a Berlino. Le prospettive dell’Italia sono misteriose, abituati come siamo a vivere le faccende del pallone su un’altalena, depressi, eccitati, di nuovo depressi. La qualificazione a Euro 2024 si stava trasformando in uno psicodramma, avendo ancora negli occhi le streghe del doppio fallimento provato verso Russia 2018 e Qatar 2022. L’addio di Roberto Mancini ha rischiato di generare uno stato d’ansia.

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Luciano Spalletti è salito in corsa in panchina, fresco di storico scudetto a Napoli, per garantire all’Italia la chance di difendere il titolo vinto a Wembley nell’estate 2021. Quasi tre anni dopo, il calcio italiano ancora si domanda quale sia il suo reale valore, se quella fu solo una parentesi felice.

Fu probabilmente la straordinaria risposta di un gruppo che ebbe l’occasione di lavorare insieme per 40 giorni di fila, fuori dall’orbita di presidenti che vivono gli impegni in azzurro con stizza. Silenziosamente Spalletti confida nello stesso effetto e nelle sue capacità di architetto di gruppi.

Inghilterra e Francia oggi paiono favorite, il Portogallo ha qualità, il Belgio è sfiorito, la Germania è da rifare, la Spagna ogni tanto si smarrisce. Ma a giugno molto dipenderà dagli infortuni e dalla stanchezza per la stagione dei club. Anche altrove assegnano i titoli continentali: Coppa d’Asia dal 12 gennaio, Coppa d’Africa dal giorno dopo, Coppa America dal 20 giugno. E a settembre la Champions nel nuovo formato. (torna su)


Ciclismo: il primo tour con il via in Italia

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L’anno giusto per unire i puntini fu il 2022. Il Giro d’Italia partì dall’Ungheria, il Tour de France dalla Danimarca, la Vuelta España dall’Olanda. Negli ultimi vent’anni il via di una grande corsa a tappe da un paese straniero è diventato una consuetudine e una discreta occasione per ingrossare il ventre degli introiti.

Il Giro l’ha onorata per otto volte (nel 2018 da Gerusalemme), la Vuelta tre, il Tour si è spinto fino a dodici.

La tredicesima arriverà il 29 giugno, quando la prima maglia gialla sarà decisa dalla Firenze-Rimini, 206 km dalla Toscana alla Romagna, un ponte per ricordare insieme Gino Bartali e Marco Pantani. Il giorno dopo si partirà dalla sua Cesenatico per andare a Bologna, e dopo ancora verranno la Piacenza-Torino, la Pinerolo-Valloire.

Nella sua storia il Tour non era mai partito dall’Italia. L’operazione è costata 6 milioni e mezzo di euro. Sono previsti quasi 2 milioni di spettatori, 130 mila presenze negli alberghi, un indotto diretto di 59 milioni, benefici indiretti per altri 47 e un ricasco di 13 sulla filiera del ciclismo.

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Tutto questo accade nel pieno dell’El Dorado, qualcosa che inizia a ricordare la contemporanea presenza di Djokovic Federer e Nadal nel tennis, una nuova età dell’oro che concentra sulle strade del ciclismo più fenomeni insieme: lo sloveno Tadej Pogačar e il danese Jonas Vingegaard, il belga Remco Evenepoel e il francese Julian Alaphilippe, l’olandese Mathieu van der Poel e il belga Wout van Aert, avversari anche nel fango e nella sabbia del ciclocross.

Sarà anche la prima volta di un arrivo fuori Parigi. Il Tour si chiuderà a Nizza, per non gravare sulla capitale, già stressata dalle Olimpiadi imminenti.

Lo sbarco del Tour in Italia ha fatto tremare il Giro, che si è sentito sfilare gli investitori da sotto i piedi. La corsa rosa del 2024 andrà da Venaria a Roma (4-26 maggio), si fermerà meno del solito in Emilia-Romagna e Toscana (il grosso dei fondi pubblici sono stati spesi verso la Francia), ma per non lasciarsi travolgere ha messo in piedi il miglior cast degli ultimi anni.

Avrà van Aert e Pogačar. Lo sloveno corre per la doppietta Giro-Tour. Non succede dal 1998. Ci riuscì Pantani. (torna su)


Olimpiadi: giochi a Parigi. Un’Italia da G-10

Dodici anni dopo Londra, le Olimpiadi tornano in Europa, nella città che le ha già ospitate nel 1900 e nel 1924, nel paese del suo re-inventore Pierre de Coubertin. Promettono di essere l’ultima edizione con un piede e mezzo nel passato, in attesa del traghettamento nel futuro di cui si faranno carico Los Angeles 2028 e Brisbane 2032.

Londra s’inventò per la cerimonia d’apertura una controfigura della regina che si calava dentro lo stadio col paracadute, gettandosi dall’elicottero di James Bond. Parigi punta a esagerare.

La grandeur ha spinto a immaginare la sfilata delle squadre a bordo di battelli lungo la Senna, fino al Trocadéro, con l’accensione del braciere ai piedi della Torre Eiffel. E poi l’equitazione alla Reggia di Versailles, il surf a Teahupo'o, Tahiti, nella Polinesia francese; il tiro con l’arco e l’arrivo della maratona a Hôtel des Invalides, il beach volley a Champ de Mars, il tennis e le finali di boxe al Roland-Garros, le discipline più giovani a Place de la Concorde, dove per giovani si intendono quelle introdotte per abbassare l’età media dei telespettatori e ingolosire i clienti di domani: lo skatebord, il basket tre contro tre, le biciclettine BMX e soprattutto l’esordio della break- dance.

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Tutte queste belle intenzioni dovranno scavalcare gli ostacoli di due guerre e dei nuovi allarmi terroristici. Dopo molte riflessioni e lunghe manovre diplomatiche, il Comitato internazionale olimpico ha deciso di ammettere ai Giochi sotto una bandiera neutrale lo sport di Russia e Bielorussia, ma senza squadre, con il via libera per atlete e atleti che non appartengano a società militari e non abbiano mai manifestato supporto a Putin.

A Tokyo un medagliere da 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi. L’Italia punta a restare nel G-10 dello sport, con un numero di podi non inferiore a 35. In realtà le medaglie si pesano: gli ori di atletica e nuoto luccicherebbero di più (Tamberi, Paltrinieri, Pilato), Irma Testa ne cercherà uno storico nella boxe, Filippo Ganna due in bicicletta. 

La scherma può tornare a brillare, ma tutte le nazionali negli sport di squadra devono ancora qualificarsi: dalle due di pallavolo al basket maschile, alle due di pallanuoto. E dal 28 agosto avremo le Paralimpiadi con Bebe Vio e Simone Barlaam. (torna su)


Vela – In America’s Cup torna Luna Rossa

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Sarà arrivato il mese di settembre quando al lavoro e con gli amici ci scopriremo di nuovo tutti esperti finanche di vela, sapremo dire di foil e di bolina, di bompressi e ginnaker, di scuffie e di strambate. Accadde la prima volta nel 1982, quando Azzurra si lanciò per la prima volta nelle regate di America’s Cup e il profilo dello skipper Cino Ricci parve così simile a quello del Vecio Enzo Bearzot, fresco cittì campione del mondo con la nazionale di calcio in Spagna pochi mesi prima.

È successo di nuovo, ogni volta che una barca italiana ha issato le vele nella Coppa più antica al mondo: il Moro di Venezia con Paul Cayard, Luna Rossa da Francesco de Angelis in poi, Mascalzone Latino con Vincenzo Onorato, oppure +39. Luna Rossa si riprova nell’antica Coppa delle 100 Ghinee, 133 anni di storia, una semplice brocca in nome della quale si investono milioni in ricerca tecnologica e si cambiano i connotati alla vela.

L’America’s Cup è diventata una specie di Formula 1 in mare, con gli stessi segreti industriali, gli stessi tentativi di spionaggio, gli stessi ricorsi contro chi ha saputo operare tra le pieghe e le zone grigie dei regolamenti. Le vele d’unt empo sono diventati dei mostri marini, dei lucertoloni volanti che si chiamano AC75, in grado di andare oltre i 40 nodi di velocità.

L’edizione numero 37 si terrà a Barcellona. Patrizio Bertelli e il gruppo Prada sono alla sesta partecipazione con Luna Rossa. I due test svolti finora si sono tenuti con imbarcazioni differenti e tutti i team hanno giocato un po’ a nascondersi. La terza prova delle regate preliminari, in agosto, sarà un pochino più vera, ma solo a settembre inizieranno quelle per scegliere la finalista, la barca che andrà a contendere il titolo ai campioni in carica, Emirates New Zealand.

La selezione si concluderà in ottobre con l’assegnazione della Louis Vuitton Cup, il trofeo degli sfidanti. Luna Rossa se la vedrà con gli svizzeri di Alinghi sponsorizzati da Red Bull, con American Magic del New York Yacht Club, con i francesi di Oient Express in arrivo dalla Société Nautique de Saint-Tropez e con Britannia dello Royal Yacht Squadron, la barca marchiata Ineos.

Novità 2024: una Coppa parallela under-25 per equipaggi misti e un torneo per sole donne. (torna su)

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