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La provincia è il luogo del miracolo o della sciagura, quello in cui la lentezza costringe alla riflessione, al riparo da quella febbre del fare che Verga diceva a Capuana utile al continuare incessantemente a procedere senza rannicchiarsi su di sé.
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Anche la religione in provincia sembra risemantizzarsi, mescolare alle raccomandazioni dei libri sacri dettami altri più preziosi del dogma perché più consoni al posto e alle leggi che si abitano.
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La nostra preghiera è il lavoro, suggeriva Atzeni e sopravvive solo chi riesce, completa Gaia Giovagnoli, che nel suo Cos’hai nel sangue (Nottetempo) e nella sua Coragrotta proietta un luogo capace di una religiosità e di regole altre.
La provincia esiste come atto di sospensione del credo
13 febbraio 2022 • 17:50