- Vladimir Putin, rilanciò nel cielo di tutte le Russie la voce suadente di uno degli ultimi epigoni della destra hegeliana, Ivan Il’in, appassionandosi del suo pensiero fino al punto da cirarlo in tutti i suoi più importanti discorsi da quegli anni in poi.
- L’intera oligarchia, autorità religiose comprese, se ne imbevve, propinandolo alla gioventù come una sorta di manuale della cultura politica russa.
- Che cosa affascinava così profondamente l’apparato putiniano in questo pensiero, scarsamente distinguibile da un delirio gnostico fuori tempo massimo?
«Solo alla metà del XX secolo gli abitanti di molti paesi europei sono arrivati a capire, di solito attraverso la sofferenza, che libri di filosofia complessi e difficili hanno un influsso diretto sul loro destino». Czeslaw Milošz, il grande scrittore e Nobel polacco, autore de La mente prigioniera, in esilio a Parigi dopo aver abbandonato la Democrazia Popolare polacca, lo scriveva nel 1953. Si riferiva alla grande filosofia classica tedesca che era culminata nell’opera di Hegel, e attraverso



