Hansel e Gretel camminavano ormai da giorni ed erano stanchi. A dire il vero non si capisce bene perché camminassero “ormai da giorni”, il bosco in cui si erano persi non era poi così grande anzi, a guardarlo bene non sembrava neanche un bosco, aveva più l’aria di un giardino o un orto ma era strano, loro di alberi così non ne avevano mai visti: erano bassi, contorti e nella notte facevano paura. Hansel era stanco di avere paura. Gretel piangeva così piano che quasi non si sentiva ma non c’era verso di consolarla, si fermarono. Padre! Si mise improvvisamente ad urlare Hansel, Padre, perché ci hai abbandonato?

Si udì allora una voce, fuori campo ma lì dentro all’orto: Vostro padre lavora mica per caso nel campo falegnameria/legno?
- Sì, disse immediatamente Hansel, più fiero di essere figlio di un boscaiolo che spaventato.
- Eh, lo fanno, lo fanno, continuò la voce.

Hansel e Gretel tastarono il buio con gli occhi in direzione di quella voce e sotto un ulivo videro, parve loro di vedere… un burattino.

- Oh Gesù, esclamò Gretel, il burattino alzo il dito come ad indicare un ramo sotto al quale lui stava ma sopra il quale stava invece questo bel ragazzone con la barba che fece ciao con la mano; anche il burattino fece ciao con la manina (per via dei fili).
- Che ci fate qua, chiese il ragazzo con la barba con quella voce di prima, simile a quella di prima, che adesso però si capiva che era la voce di un uomo fatto e non certo di un burattino.
- Ci siamo persi, disse Hansel.
- Vostro padre vi ha abbandonato, mi sembrava di aver capito…
- Hmm sì e no, ammise controvoglia Hansel.
- Beh, non c’è mica niente di strano, disse il ragazzo, prima mi hai quasi rubato le parole di bocca.
- Anche Tuo padre ti ha abbandonato qua?
- Hmm, sì e no, ammise controvoglia il ragazzo, saltando dal ramo e lasciando cadere i fili che tenevano il burattino e il burattino che però si alzò a sua volta in piedi, pulendosi con cura i calzoncini.
- Ehi, miracolo! gridò sorpresa Gretel.
- Ma che miracolo e miracolo, lascia fare è Pinocchio lui.
- Perbacco, disse Hansel tastandolo, è di legno vivo.
- Eh già, disse il ragazzo un po’ pensieroso.
- Stavate provando uno spettacolo? chiese Gretel incuriosita.

- Più o meno, in realtà si chiacchierava, stavo giusto chiedendo al mio amico Pinocchio qui cosa si prova ad abbandonare il proprio padre anziché venire abbandonati, e poi cosa si prova ad andare in giro senza pensieri a divertirsi con altri fannulloni … andare in giro a non fare un bel niente, continuò sempre più sottovoce e muovendo le mani, mica come noialtri che ci si sbatte dalla mattina alla sera a parar su la gente e raccontargli la rava e la fava che per fargli entrare in testa le cose ti devi inventare delle storie che non stanno né in cielo né in terra, per la soddisfazione che ti danno poi, che appena ti distrai un attimo si son già dimenticati tutto, invece…
- Ma cosa dici, non si capisce?”
- Ma no niente, parlavo tra me e me, disse il ragazzo, sarete stanchi ed affamati immagino.
- hmmmhmmmmmm, mugugnò Gretel e poi sputò per terra tutta una sansa verde masticata, che schifezza, disse poi, sono amare.
- Ma no, ma no, fece Pinocchio, non son mica buone da mangiare così, le olive, van spremute che poi ci vien l’olio bono e lo vendi, ci compri il pane e ne tieni un po’ da parte, l’olio che lo metti sul pane te tu senti com’è bono così, altro che il mangiarle crude.

Il ragazzo con la barba si massaggiava la barba, lo incuriosiva molto questa cosa dell’olio.

- Pinocchio levati, lascia che vengano a me.

Aveva una predilezione per i piccoli, una volta era stato amico anche di sette nani ma questa è un’altra storia. Li amava proprio i piccoli, soprattutto se stanchi e affamati o assetati. Era stato sempre così, era nato così. Fin da bambino si portava a casa uccelli con le ali spezzate, cani senza una zampa, gatti ciechi e via. Una volta al tempio si era rubato degli agnelli che volevano ammazzare e a lui questa cosa non andava giù, poi gli agnelli erano cresciuti ed erano diventati delle pecore e così per un po’ aveva fatto il pastore sempre con quell’incubo del lupo cattivo ma anche questa è un’altra storia.

- Venite con me, disse rivolto ai bambini, sono qua in questa casa con degli amici per una specie di cena così potrete mangiare qualcosa anche voi.

Ai bambini non piacque molto l’atmosfera all’inizio, certe facce lunghe, sembravano tutti molto tristi. Al ragazzo con la barba frullava qualcosa per la testa, si vedeva. In realtà poco prima era uscito fuori perché voleva riflettere ben bene su una certa cosa che non si sentiva di fare e l’incontro coi due bambini lo aveva in qualche modo colpito.

Si appartò un attimo con quello che aveva la faccia più triste di tutti ma prima staccò un pezzo d’intonaco e lo passò ad Hansel, Tieni mangia, gli disse, non prima di averlo trasformato in marzapane, ovviamente. Fortissimo, mi piace questo tipo! Disse Hansel.

Gretel mugugnò una specie di apprezzamento perché aveva la bocca piena di marzapane da almeno 10 minuti. Poi il ragazzo con la barba si avvicinò a un altro ragazzo, quello con la faccia più triste di tutti e lo prese un attimo in disparte, gli disse qualcosa sottovoce, senti, questa storia del bacio, ho pensato che non la facciamo più, non mi va più.

Al ragazzo con la faccia più triste di tutti esplose un sorriso in faccia che sembrava di stare al Carnevale di Rio e infatti se ne accorsero tutti perché sembrò all’improvviso a tutti di stare nel posto migliore del mondo. Da un angolo, dove stava seduta in disparte, si alzò di scatto e quasi gridò, con gli occhi pieni di speranza, una donna, Non muore più nessuno vero?
Era una donna bellissima e tutta vestita d’azzurro, che quasi piangeva di gioia. Madre di dio, esclamò Gretel da quanto era bella. Fatina! Urlò Pinocchio battendo forte le manine di legno che sembrava di stare al Flamenco. La solita voce fuori campo ma dentro alla stanza disse, In verità vi dico che uno di voi due ha detto una sciocchezza. Ma come fa a fare questa cosa della voce? chiese Hansel. È ventriloquo, biascicò Pinocchio con la bocca piena di intonaco.

A questo punto il ragazzo con la barba pensò che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso nella vita invece che predicare alla gente, che so aprire un frantoio o un centro soccorso per animali, e che gli sarebbe piaciuto farlo con qualcuno che era lì in quella stanza, Centro primo soccorso i fratelli del bosco oppure Antico Frantoio della Balena e gli venne da ridere. ”Amici, ho deciso di mettermi in società con questi signori” disse e nell’allargare il braccio come ad indicarli, una fitta, un dolore arrogante,  atroce, al costato lo piegò.

Si svegliò da quel delirio che dicono precedere la morte e cercò aria ma l’aria non c'era, perché schiacciata dal peso della sua stessa carne l’aria era sabbia e pece. Cercò luce ma la luce non c’era, perché il sangue e il sudore gli colavano sugli occhi e scorse, gli parve di scorgere giù ai piedi delle croci, una donna, sua madre insieme ad altre donne, schiacciate da un dolore senza conforto, un dolore arrogante, atroce, che le piegava. Si ricordò di lei allora e di quand’era più giovane, delle carezze e delle ginocchia sbucciate, dei rimproveri e dei sorrisi, delle punture di vespa e dei mal di pancia, delle febbri e della paura del buio.

Si ricordò delle favole, sì le favole prima di andare a dormire la sera, prima di addormentarsi e quasi sparire nel buio della stanza, nel buio della notte. Poi il ragazzo con la barba, che nella vita era stato ladro e malfattore guardò quegli altri due cristi in croce lì a fianco e si ricordò anche di loro, di quello arrogante e di quell’altro, quello che gli aveva confidato di essere il figlio di Dio e di tutte le altre cose incredibili che aveva sentito raccontare su di lui.

Poi si fece buio su tutta la terra, il velo del tempio si squarciò nel mezzo.

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