La domenica mattina non fa testo, ma certe sere di lunedì e martedì è la sala più gremita di Roma. Hanno dovuto aggiungere proiezioni anche il mercoledì. Forse perché la programmazione è un felice miscuglio di screwball comedy degli anni Trenta e Quaranta, di grandi innovatori degli anni Settanta, di quel Free Cinema inglese anni Sessanta quasi più sovversivo della Nouvelle Vague e di incursioni mirate nelle carriere di icone come Myrna Loy, Errol Flynn, Ann Sheridan, che i più dei millennials conoscono a stento di nome.

È un approccio non supponente alla storia del cinema, inteso come passione e piacere. Ma non è tassativo che il cinema “da cineteca” debba essere per forza pensoso e mestamente solenne, afflitto da critici uggiosi in vena di pontificare. Sono vizietti che l’urlo liberatorio di Nanni Moretti quando era ancora un Michele Apicella felicemente autarchico (“No, il dibattito no!”) ha scoraggiato più ancora del Fantozzi-Villaggio in rivolta contro La Corazzata Potemkin.

La rassegna

Gli appuntamenti quadrisettimanali con “XX Secolo-L’invenzione più bella”, in programma fino al 29 giugno al cinema Quattro Fontane di Roma e in gemellaggio con La Compagnia di Firenze, sono diventati un “caso” perché rispondono a quella voglia di leggerezza intelligente che i tempi attuali mortificano.

La grande commedia classica è un bene-rifugio. Cesare Petrillo, che ha selezionato i 150 titoli della rassegna e introduce le proiezioni, come tanti ragazzi del secolo scorso l’ha scoperta grazie a una Rai che negli anni ‘70 prendeva molto sul serio l’idea di servizio pubblico: faceva cultura. A me fece scoprire – inconcepibile oggi – i musical di Busby Berkeley. A Cesare Petrillo fece scoprire Carole Lombard.

«Le devo la vita – dice – è lei che mi ha fatto incontrare mio marito Vieri Razzini». Chi pensa che capolavoro sia sinonimo di mattonata qui si ricrede: si ride molto, alle proiezioni. Col lusso del grande schermo si scoprono miniere di battute evergreen. Petrillo: «Perché in quegli anni di Hollywood il Codice Hayes, mettendo il silenziatore sul sesso, costringeva gli sceneggiatori a sprigionare idee, fantasia.

Si sublimava l’eros nella battaglia di ego tra il “lui” e la “lei”. Risultano molto più stantie le successive commedie rosa con Doris Day, più libere, in apparenza, ma intrise di un moralismo che a Hollywood ancora perdura».

Con il doppio marchio della Cineteca Nazionale e del Csc, il Centro Sperimentale di Cinematografia, la rassegna si permette anche di sfidare la cancel culture dell’era #MeToo. I cinque titoli dedicati a Errol Flynn – che come Clark Gable è tra gli imputati eccellenti dei processi sommari in corso – hanno anche un sapore polemico. Di questi temi parla Petrillo col pubblico, senza i rituali sproloqui su inquadrature e movimenti di macchina.

«C’è un anatema sul cinema di Errol Flynn perché nel 1942 fu accusato di stupro. Che al processo sia stato assolto con formula piena non conta. Sul rogo è finito anche Clark Gable, per accuse postume di terza mano».

Con 60 euro vedi 20 film, conta anche questo. Segnalo i sette titoli del Free Cinema inglese in programma ad aprile perché sono quasi tutti introvabili. Film come Sabato sera, Domenica mattina di Karel Reisz (1960) o Billy il bugiardo di John Schlesinger (1963) hanno mostrato alle mamme e ai papà dei millennials che un altro cinema era possibile. In questo 21esimo secolo, la radicalità è merce rara.

 

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