- Qualche giorno fa ho pubblicato su questo giornale un articolo a proposito del discusso progetto di far terminare con una e rovesciata (ə; quello che i linguisti chiamano schwa) tutte le parole maschili usate per designare dire “maschi e femmine”.
- Nel mio articolo sostenevo che l’intento della proposta è ragionevole. Ma lo stratagemma suggerito è infondato e impraticabile. Per diversi motivi.
- Bisogna farsi allora una domanda più sostanziale, un pochino più impegnativa. Perché in italiano (e in francese) queste modifiche, oltre che produrre parole impronunciabili, non riescono neanche a coprirle tutte e a fare finalmente piazza pulita del predominio del maschile morfologico?
Qualche giorno fa ho pubblicato su questo giornale (Domani 12 ottobre) un articolo a proposito del discusso progetto di far terminare con una e rovesciata (ə; quello che i linguisti chiamano schwa) tutte le parole maschili usate per designare dire “maschi e femmine” (tipo cittadinə, elettorə, ragazzə ecc.). Mi sono accorto in quell’occasione che il tema non è caldo, ma è scottante: accanto a centinaia di espressioni di approvazione (del mio invito alla prudenza), altrettante di deplorazione e a



