Esiste un fenomeno che ha un riflesso su YouTube e su TikTok: ragazzi che non sono soldati, ma che per qualche strano motivo vogliono comunque provare le razioni militari, raccontandolo pubblicamente. In Italia i video di questo tipo sono ancora una minoranza, ma negli Stati Uniti il fenomeno è già più diffuso: costruito su uno strano fascino esotico per tutto ciò che riguarda i soldati. A volte in maniera più seria e altre volte come se fosse il risultato di un videogioco.

Qualche anno fa, la Rai ha cercato di realizzare un reality show sfruttando questo stesso filone: La Caserma metteva insieme alcuni ragazzi della Generazione Z e cercava di capire come avrebbero reagito al servizio militare. La trasmissione non ha avuto molto successo, ma ne è stata realizzata una seconda edizione che sarebbe dovuta andare in onda un anno fa, nel febbraio del 2022. Poi l’invasione dell’Ucraina ha fatto cambiare i progetti: non era più il caso di parlare di guerra in un programma di intrattenimento.

Una questione di nicchie

Il mondo dei social ha meno remore e anche il cibo militare diventa il pretesto, come un altro, per inventarsi un format e cercare nuovo pubblico. TikTok non ha fatto altro che dare forma contemporanea all’antica abitudine di creare nicchie di pubblico. La differenza è che ora esiste un algoritmo capace di far incontrare domanda e offerta in maniera ancora più personalizzata. C’è il TikTok dei balli, quello dei libri, quello dei comici e appunto quello del cibo. All’interno di questo panorama, c’è un ulteriore sottoinsieme di persone che creano contenuti senza alcun talento culinario, semplicemente provando in prima persona alimenti insoliti.

Fra le usanze più comuni c’è quella di affrontare la “hot chip challenge”, assaggiando quella che viene pubblicizzata come la patatina di mais più piccante al mondo, aromatizzata con peperoncini Carolina Reaper e Trinidad Moruga Scorpio (come recita uno spot). È una patatina talmente piccante che viene venduta con un guanto di lattice nero per maneggiarla.

La sfida è nata anche in questo caso su YouTube e su TikTok ed è finita in un vecchio retaggio mediatico, ovvero in una trasmissione televisiva. Nel suo programma in seconda serata, Alessandro Cattelan ha sfidato Fedez, che a causa della capsicina, il principio attivo del peperoncino, è finito in lacrime giorni prima del litigio pubblico a Sanremo con Chiara Ferragni.

Come spesso succede sui social, c’è un contorno molto labile fra l’intrattenimento e l’opportunità commerciale. Molti negozi online hanno iniziato a vendere “la patatina più piccante al mondo”, mettendo insieme una sfida un po’ puerile e la fonte di guadagno che può portare.

I migliori al mondo

Con il cibo militare succede un po’ la stessa cosa. Da tempo esistono siti specializzati che forniscono tutto l’occorrente per la sopravvivenza e per gli appassionati di guerra simulata, cercando una nicchia a cui vendere i propri prodotti. Anche il New York Times se ne accorto, raccontandolo in una video inchiesta. Ufficialmente l’esercito italiano pone un limite sulla vendita delle razioni. Il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza impedirebbe infatti la vendita di ogni «oggetto destinato all’armamento o all’equipaggiamento di forze armate, nazionali e straniere».

Ma il controllo online non è semplice, o quantomeno non si possono porre limiti alle imitazioni che all’apparenza sono identiche all’originale. Ci sono anche ricettari che spiegano passo per passo come creare prodotti di questo tipo.

La storia delle razioni militari è gloriosa e non si può paragonare ovviamente a quella della “patatina più piccante del mondo”. Nel 1941, ai tempi della Seconda guerra mondiale, il fisiologo statunitense Ancel Keys ricevette l’incarico del Dipartimento statunitense della guerra. Il suo compito era di prevedere un pasto facilmente trasportabile, con i giusti apporti nutritivi, una lunga durata e se possibile – ma in fondo non era la priorità – anche con un buon sapore.

In realtà, le recensioni negative delle razioni derivano molto spesso dal fatto che siano per loro natura ripetitive, soprattutto per chi è impegnato lungamente al fronte. Ma, in generale, è intuitivo che non si possano fare paragoni con i pasti fatti in casa.

Esistono però diversi siti italiani che lodano la qualità del nostro cibo militare, ovvero di quelle che sono comunemente note come “razioni K” (dove la K deriverebbe dal cognome di Keys). Nove anni fa, quando il principale terreno di guerra era l’Afghanistan, il Guardian provò a verificare la fondatezza di queste voci. Hanno messo insieme a Kabul diplomatici, funzionari, operatori umanitari e responsabili della sicurezza, tutti impegnati ad assaggiare le razioni di 11 paesi diversi (con gli Stati Uniti che hanno preferito non partecipare).

Il risultato è che effettivamente il pacco italiano è stato il più votato, seguito dalla Francia e, incredibilmente sul terzo posto del podio, dalla Germania. In quest’ultimo caso pare siano stati particolarmente apprezzati il pane di segale e la salsiccia di fegato spalmabile.

Ragazzi e razioni

Le razioni K sono state utilizzate in Italia dagli anni Cinquanta, quando l’esperimento degli Stati Uniti si stava ormai diffondendo in tutto il mondo. In sostanza, parliamo di un grosso pacco che ne contiene tre più piccoli, con le razioni già pronte all’uso nei tre momenti della giornata (colazione, pranzo e cena). Nel tempo, le razioni sono cambiate. Ma ci sono prodotti che sono diventati leggendari, come il cordiale, un liquore in bustina, e le barrette di cioccolato extrafondente.

Ed è tutto questo che nei video su YouTube e TikTok ora viene assaggiato da ragazzi giovanissimi, che mai neppure hanno pensato di fare il militare. Come Ilaria, una gamer e creatrice di contenuti che prova senza troppo entusiasmo il latte intero concentrato. O Gaetano che si dà al caffè istantaneo. Valentino che dice che i ravioli al ragù «sono molto flosci», ma «il gusto non è male». Lucrezia fa un “unboxing” di ogni modulo della razione, come se stesse scartando un nuovo cellulare. Ognuno di questi video ha diversi commenti e ha ricevuto molti “mi piace” (espressi su TikTok con un cuoricino).

È anche questo il segno dei tempi che passano: quello che in passato era una sorta di passaggio verso l’età adulta, con il cordiale al gusto di lampone che restava impresso nei ricordi come il retrogusto della naja, per alcuni ragazzi è diventato solo un altro pretesto per fare contenuti virali. Facendo apparire come ancora più anacronistiche le pretese di chi vorrebbe ripristinare per tutti il servizio militare.

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