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Ricordare il grande maestro Giovanni Testori. Non per nostalgia, ma per urgenza

Premessa: quella che state per leggere non è un’intervista. È un insieme di interviste. È un collage di note, discorsi, estratti di programmi di sala, testi scritti o ‘detti’ da me nel corso degli anni. Una raccolta di parole, che non seguono una linea cronologica, né una geografia tematica, quanto un percorso emotivo, le montagne russe del ricordo che mi aiutano a ricostruire il mio rapporto con un grande maestro, il mio sentimento per il suo lavoro, il mio affetto e la mia stima, immutabile negli anni

  • Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani e in edicola.

Il mio discorso in occasione dell’anniversario dei vent’anni dalla sua morte iniziava così: Ognuno in questo anniversario ha voluto raccontare il suo Giovanni Testori. Chi lo voleva molto cattolico, chi più laico, chi uomo di teatro, chi grande critico della storia dell’arte… e potrei andare avanti a lungo perché Testori è stato molte cose (dipingeva, disegnava, scriveva poesie, romanzi e aiutava gli anarchici…) ma la sua eccezionalità è che non era fino in fondo nessuno di questi aspetti ma un

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