Cultura

Rocco e i suoi fratelli si sono laureati. L’emigrazione dal sud con il pezzo di carta in tasca

  • Nel 1960 si andava dal sud al nord per fare i manovali, gli spalatori di neve, i guardiani di autorimesse, gli addetti ai distributori di benzina, ogni tanto i più fortunati finivano in una fabbrica. I famosi mestieri che gli italiani d’oggi non vogliono fare più, ma già allora lasciati agli ultimi.
  • È di pochi giorni fa l’ultimo dossier della Svimez, secondo cui negli ultimi vent’anni 460mila laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quota di lavoratori dalle competenze elevate è salita dal 9 al 34 percento. Un terzo dell'investimento meridionale in competenze scientifiche e tecnologiche, dice la Svimez, è andato disperso in favore di sistemi produttivi diversi da quelli insediati al sud. 
  • A Dino Buzzati comunque il film piacque («di un verismo così duro da riuscire sconcertante») e nei giorni successivi il Corriere tornò a sottolineare che «non esistono a Milano meridionali disposti a struggersi di nostalgia, nessuno tornerebbe volentieri al bellu paese».

Se Rocco Parondi oggi prendesse il treno per Milano, troverebbe all’arrivo la stessa stazione d’allora, mille novecento sessanta, la stessa promessa che galleggia nell’aria di questa città per il resto assai cambiata, la sensazione di essere finito nel posto giusto dove succedono le cose. Probabilmente non affiderebbe più alla boxe il gettone della sua scalata sociale, ma quello era il tempo della gloria per un paio di Rocky veri – Marciano nei pesi massimi, Graziano nei pesi medi – prima che a

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