È stato, è difficile fare scuola in questi mesi, mentre la pandemia infuriava e ora che una guerra insensata rischia di devastare i confini europei. Per gli studenti pensare che la normalità fossero le due verifiche a quadrimestre, i voti in condotta, i programmi da completare è sembrato paradossale se non grottesco. Ed è ancora più complicato ricostruire un patto di fiducia tra ragazzi e scuola dopo la morte di Lorenzo Peralli e Giuseppe Lenoci avvenute mentre erano impegnati in un’alternanza scuola lavoro o tirocinio scolastico che dir si voglia. L’impressione che si formano i ragazzi è che in qualche modo la generazione degli adulti ce l’abbia con loro o che in molti casi non riesca a dare una dignitosa prova di sé.

Provenienze

Qualche giorno fa sono arrivato a scuola dopo che si era verificato l’episodio dell’insegnante di un liceo del centro che ha dato della prostituta a una studentessa che aveva una maglietta corta apostrofandola con «Che stai sulla Salaria?», e ho pensato di dedicare un po’ di tempo a una riflessione sullo spazio e il tempo.

Avevo quattro ore, in ogni classe ho inquadrato alla lavagna elettronica una mappa di Roma e ho chiesto a ognuno dei ragazzi dove abitasse; io segnavo i puntini. La maggior parte di loro vive lungo la Salaria, chi verso Conca d’oro, chi a Prati fiscali, chi a Vigne nuove, chi a Fidene, chi viene da Fara sabina o Passo corese con il trenino, scendendo alla stazione di Nuovo salario.

Isolati nel quartiere

Che stai sulla Salaria? può essere un insulto, o una semplice domanda a cui si può rispondere di . Ma può essere anche un’espressione di meraviglia, ho provato ad argomentare. Una delle cose che raramente avvengono in classe, e ancor di meno sono accadute in questi mesi, è contestualizzare le lezioni che si fanno nel contesto spaziale e storico in cui si trovano le scuole.

Molti dei miei studenti non conoscono minimamente come sia fatta la loro città, non l’hanno girata, ma persino il proprio quartiere gli è un po’ ignoto; e questa misconoscenza è aumentata ovviamente negli ultimi anni in cui le restrizioni per la pandemia e la sospensione delle visite culturali, delle matinée con la classe, hanno fatto sì che molti studenti anche alle superiori non siano mai andati a un teatro o a un cinema.

La terza Roma

Basterebbe una giornata per capire invece che proprio in questi pochi chilometri quadrati lungo la Salaria si è sviluppata la civiltà europea. Nel 1929 nel quartiere chiamato Sacco pastore durante uno scavo in una cava di ghiaia fu scoperto casualmente un cranio umano che oggi riteniamo risalire a 250mila anni fa, ossia anche prima della comparsa dell’uomo di Neanderthal; in uno scavo di pochi anni successivi fu scoperto un altro cranio oltre a resti di elefanti, rinoceronti e ippopotami.

Quel cranio è in genere conservato all’università La sapienza nel museo intitolato a Giuseppe Sergi, l’antropologo che si oppose alla strumentalizzazione razzista degli studi antropologi da parte del fascismo; ma fino a domenica 27 è esposto nella bellissima mostra su Roma e la scienza al Palazzo delle esposizioni, che attraversa la storia dal profondo passato al futuro.

Il sindaco Roberto Gualtieri l’ha visitata qualche giorno fa e ha scritto dei post giustamente entusiasti: mostra un’idea della città, non solo di Roma si potrebbe dire, come “cozzo delle idee”. È il progetto che ebbe Quintino Sella intorno al 1870 immaginando di creare “una terza Roma”, dopo quella dell’impero e quella dei papi. Nelle varie stanze espositive c’è quella dedicata all’astronomia, che comprende una serie di macchine provenienti dalla facoltà di ingegneria aerospaziale che si trova proprio a via Salaria 851, nei cui laboratori si costruiscono i satelliti nani, che ruotano intorno all’orbita terrestre per la ricerca nello spazio.

Tracce di storia

Non distante da Sacco pastore e dalla facoltà di ingegneria aerospaziale c’è Monte sacro, ossia il luogo dove avvenne la prima secessione della plebe nel 494 avanti Cristo, la rivolta che misero in atto contro i privilegi dei patrizi e che portò all’istituzione del tribuno della plebe. Possiamo affermare che si tratta di uno dei luoghi dove è nata la democrazia, e che non è caso fu scelto simbolicamente da Simón Bolívar nel 1815 durante un suo viaggio a Roma per proclamare il giuramento di liberare il Sudamerica: «Giuro davanti a voi, giuro sul Dio dei nostri padri, giuro su loro, giuro sul mio onore e giuro sulla mia patria che non darò riposo al mio braccio né riposo alla mia anima fino a che non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo».

Non solo i romani si possono conoscere: ma anche i popoli dell’antico Lazio, tenendo conto che probabilmente la Salaria fu tracciata dai Sabini e lungo la via c’erano diversi insediamenti la cui fondazione precede quella dell’urbe. Uno è Fidene, un posto da cui vengono un sacco dei miei studenti.

Tra le prime volte che la sentiamo nominare c’è una citazione di Orazio nell’epistola a Bullazio. Già allora il poeta dell’aurea mediocritas prende in giro la smania dei viaggi compulsivi: «Sai bene cosa sia Lebedo: un villaggio più deserto di Gabi e Fidene; tuttavia è lì che vorrei vivere dimenticando i miei e dimenticato da loro, e guardare da lontano, dalla riva, il mare in tempesta».

Fidene alla periferia della città caotica, lontano da Campo marzio, Fidene dove si costruivano le ville i nuovi arricchiti dell’impero, tra la Nomentana e la Salaria. Tra queste c’è quella di Faonte, almeno secondo quello che riporta Svetonio: oggi quelli che vengono considerati i resti sono accanto a un negozio all’ingrosso di carni e a un’altra scuola, l’istituto tecnico Matteucci, dove c’è anche il serale. Si dice che nella villa del liberto Faonte sia morto Nerone nel 68 d.C. in fuga da Galba e dall’esercito senatorio.

Il futuro della città

Non è il solo sito archeologico che si può vedere lungo questo pezzo di Salaria. A nemmeno un chilometro dalla villa di Faonte c’è l’unico museo al mondo inserito dentro un centro commerciale («Ah, ho capito prof, quello che sta vicino la Nike!»): a Porta di Roma dal 2019 è stato allestito uno spazio con la collaborazione della sovrintendenza con una serie di reperti degli scavi che sono avvenuti negli ultimi decenni: un mosaico di un’antica stazione di posta, corredi funerari, depositivi votivi. Provengono dall’antica Fidenae e da un'altra città che oggi non esiste più: Crustumerium. I resti di Crustumerium si possono visitare anche dentro la riserva naturale più grande (e più bella) di Roma, quella della Marcigliana.

Tutto questo come potrebbe essere valorizzato? Quando potrebbe essere valorizzato, se non ora con il Pnrr? E invece cosa sta accadendo? Questo pezzo di città viene considerato una periferia degradata, e anche le realtà virtuose vengono espulse.

È di pochi giorni fa la notizia che Rfi voglia mandar via uno degli esperimenti più riusciti di rigenerazione urbana: il piccolo centro studi che si chiama Roma smistamento, che sta sulla Salaria all’altezza del civico 871, dove giovanissimi urbanisti immaginano in modo avveniristico il futuro della città. Qualche giorno fa hanno replicato alla frase sessista della professoressa con un post su Instagram: pancia di fuori e un invito a andarli a trovare.

Forse c’è da ascoltarli.

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