Cara Giulia,

ho 28 anni e da poco mi sono trasferito all’estero per il mio dottorato. Ho una fidanzata da quattro anni e dopo la pandemia, durante la quale ci siamo trovati lontani perché non condividevamo la casa e ognuno è tornato dalla propria famiglia, non vedevamo l’ora di ritrovarci finalmente nella stessa città e di costruire qualcosa insieme. Solo che poi è arrivato il dottorato e questa esperienza è qualcosa che ho sempre sognato di fare. 

È stato tristissimo separarsi, fino all’ultimo abbiamo cercato di trovare un modo per conciliare i miei impegni e i suoi, ma non c’è soluzione e siamo d’accordo che ognuno dei due deve portare avanti i propri impegni e i propri sogni. 

Alla tristezza iniziale ora si è sostituita una strana euforia, almeno dal mio punto di vista. Sto riscoprendo il gusto di conoscere persone nuove e affini a me, di imparare a conoscere un posto estraneo e di perdermi in una città che mi conquista ogni giorno di più. La verità è che lei mi manca meno di quanto mi sarei aspettato e questa cosa mi fa sentire decisamente in colpa. La amo molto e non vedo l’ora di riabbracciarla, ma a volte, da quando sono qui, mi chiedo se non sia il momento sbagliato per essere legato a qualcuno. Dovrei godermi questa esperienza con maggiore spensieratezza? 

M.


Caro M.,

temo che nel momento in cui ti fai questo genere di domande tu sia già con un piede fuori dalla porta. Non conosco nessuno, compresa la sottoscritta, che dopo essersi chiesto se ci fosse dell’altro là fuori poi si sia risposto che tutto sommato gli andava bene restare dov’era. E mi si spezza il cuore dirtelo, perché mi ricordo di quanto può essere difficile mettere a fuoco questa cosa e dover prendere delle decisioni di conseguenza, ma allo stesso tempo questa è anche un’occasione per fare del bene. A te stesso, che hai il diritto di goderti appieno gli anni che nessuno ti restituirà, ma paradossalmente anche alla tua ragazza, che ha il diritto di fare i conti con la verità (che non le piacerà all’inizio, perché «fa male e lo sai») e di non rimanere a casa ad aspettarti come una povera stronza mentre tu te la passi benissimo.

Prenditi il tempo che ti serve, ma credo che a un certo punto ti troverai a dover sbloccare la situazione. Anche perché la distanza è un potente acceleratore, nel bene e nel male: chi si ama tantissimo in partenza si amerà ancora di più alla fine, per chi vacilla invece i chilometri rischiano di essere la pietra tombale. Valuta se non sia il caso di risparmiare tempo e energie a entrambi.

Giulia 

Cara Giulia,

sono una signora di una certa età e sono sposata da gran parte della mia vita. Non mi posso lamentare di niente. Ho avuto quattro figli meravigliosi e ora sono nonna di tre nipotini speciali. Il rapporto con mio marito è sempre stato basato sul rispetto reciproco, o almeno così pensavo fino a quando una sera, non troppi mesi fa, mi ha confessato di aver avuto diverse relazioni clandestine negli anni passati. 

Io sono caduta dal pero e da allora non riesco a liberarmi da una sensazione negativa. Torno indietro con la memoria e mi chiedo quanti dei bei ricordi che conservo dei momenti che abbiamo condiviso sono in realtà una menzogna. Sono tuttora scossa, ho passato tutta la vita pensando di essere sposata con un certo tipo di persona e scopro che quell’uomo premuroso, affettuoso, a tratti persino romantico, me lo ero immaginato. 

Ne abbiamo parlato brevemente quella sera e poi mai più, ma c’è qualcosa che continua a darmi fastidio e mi rovina l’umore anche se si tratta di cose successe decenni fa. Cosa dovrei fare?

L.


Cara L.,

la ringrazio per la lettera e mi accingo a risponderle con le mani molto avanti: dopo decenni di matrimonio credo che sarebbe più sensato che fossi io a chiedere consigli sentimentali a lei. Ma visto che in questo mondo bizzarro mi trovo inspiegabilmente dall’altro lato della cattedra, cercherò di fare del mio meglio, sperando di non deluderla. 

La premessa serviva a dichiarare che di consigli, purtroppo, non ne ho. Posso offrirle giusto qualche considerazione che spero le dia conforto. Prima di tutto: è più che comprensibile che si senta scossa, ma credo che l’infedeltà di suo marito non cancelli i ricordi che ha di lui. Se è sempre stato un uomo premuroso, affettuoso e romantico è perché probabilmente è un uomo premuroso, affettuoso e romantico, con un brutto vizio che ha saputo nascondere bene (e che temo sia piuttosto diffuso tra gli uomini di certe generazioni). Certo, fosse stato un po’ più premuroso di così sarebbe stato meglio e avrebbe forse evitato di pulirsi la coscienza con questa confessione non richiesta e fuori tempo massimo. Certe cose si portano nella tomba, a mio parere. 

Questo, onestamente, è il punto che mi dà più da fare. Che bisogno c’era? Cosa sperava di ottenere? Il perdono incondizionato? Una punizione? Il divorzio? Forse lei può riaprire il discorso partendo da qui. Non so se avere maggiore chiarezza sulle intenzioni di suo marito possa darle un po’ di pace, ma vale la pena provare. Se poi la situazione resta di difficoltosa digestione, non credo sia mai troppo tardi per mandare a prendere dell’aria qualcuno che ci ha fatto soffrire. In ogni caso c’è solo un’autorità in materia di tradimenti (e come superarli) e quella è Mara Maionchi, il cui senso pratico va sempre invocato. Ave Mara.

Giulia

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