Era il 2020, era l'estate del nostro scontento: l'estate dopo la primavera passata a cantare dai balconi, a accudire il lievito madre, a sentirci eroi della Resistenza perché avevamo imparato a fare la fila come nei paesi avanzati. L'estate prima della quale avevamo giurato che “niente sarà più come prima”, dei contusi dai monopattini, dei compiaciuti annunci di rinunzia alle ferie e del neorealismo performativo di quelli che a gennaio postavano foto dalle Maldive e a maggio mendicavano un pasto caldo.

Era il 2020, era l'estate in cui naturalmente siamo rimasti italiani, e quindi abbiamo fatto quello che da sempre fanno gli italiani: ammassarci sui bagnasciuga e nei bar, perché “gli angeli del Covid”, ok, ma avevamo già prenotato la Sardegna (dopo le Maldive, ma prima della Caritas), e ora mica vuoi che perda l'acconto dell'albergo? Ah ma vedrai, porterò sempre la mascherina, mi terrò a distanza, mi si nota di più se sto da solo in disparte, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Vedrai.

Tutti positivi

È dunque successo quello che doveva succedere: che si sono positivizzati tutti, che i locali della Costa Smeralda sono diventati focolai non più solo di candida, che si sono infettati apocalittici e integrati, presidenti e cubiste, sovranisti e immigrati. Che insomma è arrivato l'autunno e forse siamo in piena seconda ondata per colpa del reggaeton. E che si è ammalato persino Mark Caltagirone

Sulla mitologia di Mark Caltagirone, irreperibile imprenditore e marito di Pamela Prati, non credo di dover aggiungere altro: abbiamo passato il 2019 (ve lo ricordate il 2019? Erano tempi più innocenti, l'unica epidemia notiziabile era quella delle truffe romantiche) a sbrogliare l'intrigo di schizofrenia e miti privati ordito da due promoter ai danni di soubrette disperate.

Sento già la vostra obiezione: Caltagirone non esiste, come fa a essersi infettato? Ma è una obiezione novecentesca, di quando esistevano i fatti, e i fatti contavano più dei nostri desideri.

Se milioni di persone sono ancora convinte che il virus non esista, perché voi non riuscite a credere che Mark (o Marc, o Marck, dipende dalle pagine Facebook a lui intestate. Nel 21mo secolo anche l'anagrafe è fluida) sia vivo e si ammali insieme a noi?

Caltagirone malato

In verità vi dico che Mark Caltagirone si è ammalato, ed è stato portato d'urgenza allo Spallanzani. Lo seguiva Eliana Michelazzo, la dottoressa Frankenstein che gli ha dato la vita, anch'essa purtroppo positiva. Si saranno infettati insieme: checché se ne dica, irretire donne sole su Internet vale come sport di contatto.

Qui nasce la vostra seconda obiezione: forse nemmeno la Michelazzo è davvero positiva, forse lo ha dichiarato solo per tornare un anno dopo sui giornali e negli studi televisivi, come dozzine di altri tronisti e influencer di terza fascia hanno fatto a fine agosto su Instagram appena scesi dal traghetto, abbronzati ma contriti, sponsorizzati ma isolati, rassicuranti ma ammonitori (“Ho sbagliato, non fate come me. Fortuna che questa meravigliosa tisana drena e forse igienizza”).

Dopo la débâcle del falso Mark compreremmo mica un virus usato da questa donna?

Post-realtà

Ma bisogna essere davvero aridi per preferire la realtà, quando la post-realtà è così irresistibile: se Flavio Briatore è finito infiammato in ospedale dichiarando che nei suoi locali si stava più sicuri che in sanatorio, aveva avuto solo una ricaduta di prostatite, e pretendeva di essere creduto.

Se Silvio Berlusconi è risultato positivo ma assolutamente senza sintomi, ma il giorno dopo i sintomi erano finalmente sopportabili, ma il giorno dopo è stato ricoverato, ma una volta dimesso ha chiesto di essere ri-allettato al San Raffaele pur di non stare in quarantena con la fidanzata nuova detta “la muta”.

Se il medico curante di entrambi Zangrillo è il nostro Christopher Nolan, il regista che piega il tempo e lo spazio e le diagnosi a suo piacimento. Se Aurelio De Laurentiis si è positivizzato e ha incontrato senza mascherina mezza Lega Calcio e poi si è dichiarato intossicato dalle ostriche (il capitalismo italiano è rimasto al Grande Gatsby, o forse a Totò Imperatore di Capri).

Se Donald Trump ha passato gli ultimi sei mesi a consigliare la candeggina per combattere il “virus cinese” e a fare campagna presidenziale senza mascherina perché il Covid è un complotto liberal, e poi si è preso il virus dalla sua bellissima capo ufficio stampa, o forse dalla giudice ultraconservatrice che aveva appena nominato, e insomma è rimasto fregato dalle tre cose che si era sempre vantato di padroneggiare, la pussy (NDR: POSSIAMO SCRIVERE “FIGA”?), i mass media e la destra religiosa.

Se Andrea Bocelli ha esternato in Senato che lui non ha mai conosciuto un ammalato grave e che il virus allora non esiste (dichiarazione resa, immagino, dopo aver tramortito con una bottiglia di champagne il proprio manager), e tutti lo hanno smentito scandalizzati.

Se tutto questo è accaduto e ancora accade, perché mai Mark Caltagirone, anche lui mai visto, non dovrebbe esistere e ammalarsi come tutti?

Fatti alternataivi

Se l'Organizzazione mondiale della Sanità ci ha avvertito che le mascherine sono inutili, anzi che sono utili solo agli ammalati, anzi che sono indispensabili per tutti; che il virus viaggia nell'aria per 5 metri, anzi no si scioglie al sole, anzi sopravvive sulle superfici; che non muta quindi il vaccino è indispensabile, ma sta mutando e quindi il vaccino è inutile; che gli anticorpi durano tutta la vita ma anzi no, poi ti riammali, allora cosa ci costa credere a un imprenditore della Roma bene che chiede solo di essere amato, e al limite – dovesse la prognosi peggiorare – intubato?

Se virologi e immunologi ci stanno terrorizzando con l'apertura delle scuole e il freddo e la seconda ondata che ci punirà perché vogliamo andare a cena e poi a ballare come degli svergognati senza neanche scaricare Immuni, ma la seconda ondata è arrivata praticamente ovunque mentre noi sembriamo reggere bene, perché non credere che un'ambulanza vuota si sia fermata davanti allo Spallanzani, e ne sia sceso Mark Caltagirone?

L'unica cosa che ci ha insegnato quest'anno di tragica auto-fiction è che la scienza vale quanto una opinione: la terapia intensiva di uno è il negazionismo di un altro, i numeri quotidiani un reality in cui tutti hanno un concorrente preferito, il secondo lockdown una misura necessaria o la prova regina del Nuovo Ordine Mondiale. L'importante è crederci sempre (e arrendersi mai, ma quello era un altro reality).

Perché nel 2020 pandemico i “fatti alternativi” e le fake news sono ufficialmente diventati fatti e basta. I poveri Eliana e Mark ci avevano provato, l'anno scorso, a metterci in guardia: come tutti i grandi artisti, loro già se lo sentivano.

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