Non credo a quello che vedo

Sono andato a osservare il calcio in vitro e ho scoperto che non esiste

Volevo vedere Juventus-Milan nel deserto perché amo il Milan e mi manca lo stadio. Ma nel vuoto straniante dell’Allianz sento solo voci radiocronizzate e non servono nemmeno la birra. L’unico frammento di realtà che incontro è Carlo Pellegatti

  • Il mio vaneggiamento di vivere la partita in campo, nel silenzio dello stadio, si rivela tale quando prendo posto. Sono in mezzo a mille voci baritonali che radiocronizzano. Quindi il silenzio me lo sogno. Di quel che accade in campo non sento un bel niente.
  • Alla fine riesco a entrare nella partita solo grazie alla sofferenza, l’arma emotiva definitiva. Ma dura poco: presto segniamo un secondo e un terzo gol, tripudio, gioia, vittoria fantastica, ma sarà vero?
  • Lo stadio bellissimo della Juventus visto oggi, nel momento in cui il presente ha assorbito ogni possibile futuro, fa tenerezza; è un guscio vuoto di futuro e monco di presente. Non ha un tempo nel quale assolvere alla sua funzione. Ma presto, dicono, il tempo tornerà a esserci davvero.

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