Ci interessano molto di più le sventure delle persone famose che i loro successi, le corna più degli amori, i divorzi più dei matrimoni perfetti. È con questo spirito che ci prepariamo alla settimana di Sanremo, da cui non sappiamo bene cosa aspettarci ora che è finito il regno di Amadeus e inizia quello di Carlo Conti.
In questi giorni sto riguardando 30 Rock per la milionesima volta. Per chi non avesse ancora avuto il piacere di vederla, 30 Rock è l’equivalente americano del nostro Boris, una serie comica meta televisiva ambientata nel dietro le quinte di un programma di sketch tipo Saturday Night Live e scritta (oltre che interpretata) da nostra signora Tina Fey, che del vero Saturday Night Live è stata a lungo una dei più brillanti head writer.
C’è una puntata speciale che è stata girata in presa diretta, come una sit-com, in cui a un certo punto Tracy Jordan – star del programma e in quanto tale fonte inesauribile di problemi – scopre che il pubblico ama il cosiddetto “breaking”, cioè quando gli attori comici vengono travolti da un attacco di ridarola incontrollabile che li costringe a uscire dal personaggio. Lui decide di farlo apposta, per non dover imparare le battute, e Liz Lemon (Tina Fey) cerca di convincerlo che è poco professionale, non importa quanto alla gente piaccia quando qualcosa va storto in tv.
Le sventure degli altri
La sto prendendo larghissima per dire che sì, alla gente piace quando qualcosa va storto, non solo in diretta televisiva ma nelle vite degli altri, e che questo non è solo poco professionale ma spesso è anche piuttosto morboso, o quantomeno poco edificante.
L’abbiamo visto con dolorosa chiarezza in questo periodo, ma è vero da sempre: ci interessano molto di più le sventure delle persone famose che i loro successi, le corna più degli amori, i divorzi più dei matrimoni perfetti.
Non è un caso che Maria De Filippi faccia ancora mille milioni di ascolti con C’è posta per te, un programma dove ci è concesso godere delle famiglie impresentabili altrui e delle magagne personali che non ci riguardano, mentre le consumiamo al calduccio, dall’altro lato dello schermo. Non è un caso che i reality delle Kardashian siano molto più in salute di quelli sui Ferragnez, che sopravvivano ai divorzi, gli scandali, le famiglie segrete: perché il loro clan ha capito più di dieci anni fa che al pubblico gli devi far vedere gli stracci sudici in mezzo alla ricchezza, mica l’amore che trionfa su tutto come ci voleva far credere la brava ragazza di Cremona.
Non c’è stagione delle Kardashian in cui le sorelle non si scannino, in cui non ci sia un dramma medico, un pianto scomposto, una crisi apparentemente irreparabile. È la monnezza che ci intrattiene, mica i buoni sentimenti.
Monnezza popolare
Non è un caso che tra la monnezza più popolare degli ultimi tempi ci sia Le vite segrete delle mogli Mormoni (sic al maschile, una roba che mi manda fuori di testa e che non riesco a spiegarmi da un punto di vista linguistico), reality da noi disponibile su Disney+ che vede protagoniste un gruppo di giovani donne, perlopiù madri di famiglia, di fede mormona (fede mormone? Non ce la faccio, mi esplode il cervello), famose per i loro profili di TikTok ma più che altro per lo scandalo che ha coinvolto alcune di loro, che sarebbero state in un giro di scambisti in effetti poco allineato alla religione cui aderiscono.
Al di là della specificità dell’ambientazione – uno Utah desolato e domotico che vi farà rivalutare la provincia industriale del nord Italia nel mese di febbraio – anche loro si inseriscono nel filone di grande successo che potremmo chiamare “donne con le extension ai capelli che litigano fra di loro”.
Non è un caso che nessuno abbia parlato di It Ends With Us se non per discutere delle cause che si stanno rimbalzando i due attori protagonisti Blake Lively e Justin Baldoni, il quale è anche regista e produttore del film. Una ciofeca rara, che io come una mosca sulla merda sono andata a guardarmi in cerca di indizi sulle personalità di Lively e Baldoni, per poter decidere dal mio divano chi sia tra i due la vittima e chi il piccolo fiore bugiardo. Ho concluso che l’unico crimine di questa vicenda sia stato mettere quella parrucca inverosimile in testa a Blake Lively.
La settimana di Sanremo
Infine non è un caso che Fabrizio Corona, diverse querele e galere più tardi, risulti ancora l’unico capace di fare il suo mestiere (che è un mestiere aberrante, siamo d’accordo, ma cionondimeno di grande intrattenimento per noi ditteri attratti dallo sterco), l’unico che tuffa le mani nell’immondizia degli altri e ne tira fuori un libro e un canale di YouTube a pagamento, producendo probabilmente il Pil del Burundi in una settimana di contenuti su Fedez e Chiara Ferragni.
E ora eccoci qui, a chiederci se nonostante la diffida di Ferragni lunedì Corona farà uscire la nuova puntata di Falsissimo per completare la soap opera che non sapevamo di voler seguire, ad aspettare con trepidazione una nuova porzione di cacca fumante che ci farà vergognare ma anche godere, il quintessenziale guilty pleasure che ci trasforma in creature abiette che si raccontano che finché non pagano la subscription a Falsissimo tutto sommato sono ancora in salute, nonostante abbiano passato la maggior parte delle proprie ore di veglia a discuterne con altri irreprensibili scarabei stercorari.
Ed è con questo spirito che ci prepariamo alla settimana di Sanremo, da cui non sappiamo bene cosa aspettarci ora che è finito il regno di Amadeus e inizia quello di Carlo Conti. Emis Killa è saltato ancora prima di cominciare, Fedez è ancora in gara nonostante la settimana squisita appena trascorsa e gentilmente offerta dall’amico Fabrizio, e tra i big ci sarebbero anche due ex amanti di Ferragni, che a questo punto vorrei fossero Massimo Ranieri e Marcella Bella, se non altro per il colpo di scena. Possiamo solo sperare, per il nostro intrattenimento, che qualcosa vada storto: i festival ben riusciti si somigliano tutti, ogni festival pecione è pecione a modo suo.
© Riproduzione riservata