Figlio di un mercante di bestiame ebreo circonciso con una sola valigia al fianco fermo immobile come un palo del telegrafo sul molo number four del porto di New York. Grazie a Dio per essere arrivato: Baruch HaShem! Grazie a Dio per essere partito: Baruch HaShem! Grazie a Dio per essere ora, finalmente, esserci lì, in America: Baruch HaShem! Baruch HaShem! Baruch HaShem!

Questo è l’incipit di Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini. Un libro a cui ho lavorato come editor. Avevo visto al Piccolo di Milano il bellissimo spettacolo che aveva messo in scena Luca Ronconi. Il testo mi era sembrato meraviglioso. Di grande potenza narrativa. Telefonai a Massini. Non fu facile, ma lo convinsi a scrivere le quasi 800 pagine di questo meraviglioso romanzo ballata. E oggi sono davvero felice, fiero di lui, che è stato premiato per avere scritto lo spettacolo più bello del mondo. Ha vinto il Tony Award. L’Oscar del teatro. Il primo per un italiano, che racconta agli americani la loro storia. Di una famiglia. Del mercato. E del capitalismo. Come a Arthur Miller, Tennessee Williams, Eugene O’Neill, Edward Albee, Harold Pinter, Neil Simon, Tom Stoppard, Yasmine Reza. Per intenderci.

I Lehman

Questa incredibile storia inizia sul molo di un porto americano, con un giovane immigrato ebreo tedesco che respira a pieni polmoni l’entusiasmo dello sbarco. È il seme da cui nascerà il grande albero di una saga familiare ed economica capace di cambiare il mondo. Acuto e razionale, Henry Lehman si trasferisce nel sud degli Stati Uniti, dove apre un negozio di stoffe.

Ma il cotone degli schiavi è solo il primo banco di prova per l’astuzia commerciale targata Lehman Brothers (perché nel frattempo Henry si è fatto raggiungere dai fratelli Emanuel e Mayer). Con il tempo, al cotone si sostituiscono il caffè, lo zucchero, il carbone, e soprattutto la nuova frontiera di un’industria ferroviaria tutta da finanziare. Ai padri subentrano i figli e i nipoti, in un mosaico di umanità diverse, assortite, contraddittorie.

Spiazzante e pirotecnico, Qualcosa sui Lehman è un libro senza eguali, in cui non c’è più spazio per le tradizionali differenze fra generi: il romanzo si amalgama al saggio, l’epica al teatro, con continue incursioni nel cinema, nelle canzoni, e perfino nelle formule matematiche e nei fumetti. Una forma letteraria assolutamente nuova che, sfidando in un corpo a corpo artistico Diciannovesimo e Ventesimo secolo, apre di fatto uno squarcio sul futuro.

Stefano Massini è indubbiamente lo scrittore italiano vivente più rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo. Non è un caso infatti che l’autore toscano quest’anno abbia vinto il Tony Award per la migliore opera con Lehman Trilogy.

La pièce

È la notte della 75ª edizione dei Tony Award, gli Oscar del teatro e del musical di Broadway. E quella di «Stefànow Massìniii», come lo chiamano sul palco, autore di The Lehman Trilogy, che conquista cinque premi su otto nomination: miglior opera teatrale, miglior regia con l’inglese Sam Mendes, miglior progettazione luci, miglior scenografia, miglior attore protagonista con l’inglese Simon Russell Beale, che vince in una cinquina in cui c’erano anche gli altri due attori, Adam Godley e Adrian Lester. È lo spettacolo più bello del mondo.

La pièce teatrale divisa in tre atti è la trasposizione della saga familiare e finanziaria raccontata dall’autore in Qualcosa sui Lehman: un’opera straordinaria, che ripercorre la storia dei tre omonimi fratelli, dal 1847 fino al 2008, attraverso le parti Tre fratelli (dal 1847 al 1900), Padri e figli (dall’inizio del Ventesimo secolo al 1960) e L’Immortale (dagli anni Sessanta al 2008).

Il debutto teatrale di Lehman Trilogy era avvenuto nel 2013 al Comédie de Saint-Étienne a Saint-Étienne in francese, mentre la prima italiana si è svolta nel 2015 al Piccolo Teatro di Milano, sotto la direzione di Luca Ronconi.

Da subito è stato un incredibile successo di pubblico e di critica, tanto che l’opera ha continuato a essere rappresentata in Europa – prima a Londra e Madrid, poi in Germania, Belgio, Danimarca, Canada, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria – fino a giungere, nel 2021, al Nederlander Theatre di New York con la regia di Sam Mendes.

Dopo due anni di pandemia è stata celebrata la 75esima edizione dei riconoscimenti teatrali a Radio City Hall a New York, e a brillare su tutte le altre opere è stata proprio quella di Massini, che si è aggiudicata cinque premi su otto nomination: miglior opera teatrale, miglior regia, miglior progettazione luci e scenografia, miglior attore protagonista e miglior set design.

Al suo fianco sono stati premiati Simon Russell Beale, Sam Mendes, Es Devlin, e Jon Clark.

Un successo

Qualcosa sui Lehman è stato un successo fin dalla sua pubblicazione editoriale, da Mondadori nel 2016, prima di diventare un’opera teatrale: è infatti un libro in versi senza eguali, che amalgama insieme romanzo, saggio, epica e teatro. A questo Stefano Massini ha aggiunto incursioni nel cinema, nelle canzoni, nelle formule matematiche e nei fumetti. Dando vita così a una forma letteraria nuova che sfida Diciannovesimo e Ventesimo secolo, guardando al futuro.

L’incredibile storia dei Lehman Brothers nasce sul molo di un porto americano, dove un immigrato ebreo tedesco non può far altro che essere entusiasta dopo lo sbarco. Da quest'uomo nascerà l’albero genealogico di una famiglia – padri, figli, nipoti – che arriverà al collasso, mostrando i punti deboli del capitalismo americano.

L’opera diventerà presto anche una serie tv per il mercato mondiale prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci.

I telespettatori italiani conoscono Massini per i suoi interventi di narratore di storie a Piazzapulita. E in altri programmi del piccolo schermo come Ricomincio da Rai 3, in coppia con Andrea Delogu, o nelle piazze dei tanti festival culturali cui partecipa.

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