Cultura

Storie di animali sociali sanificati in cerca di una nuova normalità. «Ci scorderemo della pandemia»

  • Il fotografo Massimo Vitali racconta in un’intervista la sua visione della fotografia, dopo l’abbandono del fotogiornalismo.
  • Il Wall Street Journal ha definito il suo lavoro «ricerca sociologica attraverso la fotografia d’arte». «Mi riconosco e mi piace», commenta Vitali. «Cerco di restituire dei pezzi di storia, di vita, e cerco di fornire elementi molto precisi e apparentemente inutili. A me piace la storia dell’uomo normale».
  • Sullo stato attuale di pandemia aggiunge: «È più facile che la gente se ne dimentichi piuttosto che venga trovato un vaccino. Sarà sempre così, siamo animali sociali».

Iniziamo dalle sue idee sul fotogiornalismo, che ha peraltro frequentato a lungo. Lei pensa che il fotogiornalismo non sia possibile. Essendo un fotogiornalista pentito dico tutto il male possibile del fotogiornalismo. L’ho fatto per anni con risultati veramente mediocri, non mi piaceva quello che facevo. Il fotogiornalismo non ha più ragione di esistere. Preferisco la people photography, i telefonini della gente che registrano quello che deve essere registrato, male o bene, non importa. Registr

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